Michele Cappadona, presidente Agci SiciliaL'intervento di Michele Cappadona, presidente AGCI Sicilia e Co-presidente dell'Alleanza delle cooperative Italiane - Sicilia, in occasione dell'Assemblea costituente del 24 aprile 2015 a Palermo.

Autorità, esimi ospiti, colleghi, cooperatori,
sono emozionato nel vedervi tanto numerosi ad un passo così importante per la Cooperazione siciliana
Rivolgo un saluto ed un ringraziamento ai rappresentanti delle istituzioni, degli enti e delle organizzazioni presenti oggi a questa importante giornata.
Saluto e ringrazio il sindaco della città di Palermo, On. Leoluca Orlando, il sottosegretario di Stato on.le Simona Vicari, il Vice-Presidente dell’ARS on.le Giuseppe Lupo, l’Assessore regionale alle attività produttive, Dr.ssa Linda Vancheri, l’assessore regionale all’agricoltura avv. Nino Caleca, il deputato ARS e presidente della Commissione Affari Istituzionali Dr. Antonello Cracolici ed il deputato ARS e presidente della Commissione Attività Produttive Dr. Bruno Marziano.
Saluto e ringrazio il commissario dell’Ircac on.le Antonio Carullo ed il direttore avv. Minì.
Un affettuoso saluto a Rosario Altieri, Presidente nazionale di AGCI ed attuale Presidente dell’Alleanza delle Cooperative Italiane, ed a Carlo Scarzanella, Vice-Presidente nazionale di AGCI e Presidente di Fon.Coope un benvenuto al collega Ferdinando Verardi presidente AGCI Calabria.
Lasciatemi dire che se solo cinque anni fa mi avessero raccontato che oggi ci saremmo trovati qui, a celebrare la compiuta unità del Movimento Cooperativo, avrei bollato come “impossibile” che questo potesse accadere.


Mentre è in atto in tutto il Paese un tentativo di delegittimazione della forza e dell’efficienza dello strumento cooperativo nell’ambito sociale e dell’accoglienza agli immigrati a Lampedusa, nell’ambito degli appalti pubblici a Roma, nell’ambito dell’informazione e della stampa locale con i tagli ai finanziamenti pubblici alle cooperative editoriali, il Movimento Cooperativo reagisce seguendo la strada dell’unificazione affinché le necessità e le istanze che da esso provengono abbiano pari forza e pari dignità di ogni altra rappresentanza settoriale davanti alle istituzioni.
È giunto il momento di scuotere le coscienze ed accendere i riflettori su cosa significhi fare cooperazione, per ribaltare una volta per tutte i tanti pregiudizi da parte di chi non conosce davvero questo mondo e cancellare il complesso di inferiorità che come un vestito di sartoria quegli stessi pregiudizi confezionano addosso all’impresa cooperativa. L’Alleanza delle Cooperative Italiane può riuscirci.
Fare impresa diventa ogni giorno più difficile. Gli alti livelli del costo del lavoro e della pressione fiscale, l’aggressività della crisi, la chiusura dell’accesso al credito, l’aumento dei prezzi delle materie prime e dei carburanti, impongono sacrifici quotidiani a qualsiasi impresa oggi sul mercato.
A livello regionale, alle criticità già elencate, si sommano la fatiscenza, quando non il vero e proprio crollo del sistema dei trasporti, come nel caso del viadotto Himera, che senza ombra di dubbio rallenta significativamente lo sviluppo economico, turistico e industriale di questa terra, intralciandone gli scambi insieme a servizi di trasporto pubblico approssimativi nei quali spicca per demerito un sistema ferroviario insufficiente che nel terzo millennio non ha ancora un doppio binario, né l’alta velocità.
In questo scenario le cooperative ci sono, lavorano, producono, talvolta conducendo un’azione di contrasto alla fuga dei cervelli e alle mancanze dello Stato centrale e regionale.
L’ALLEANZA
Eccoci quindi, ultimi avamposti di difesa -dati alla mano!- di una recessione economica e di un declino occupazionale cui soltanto le Cooperative finora hanno dimostrato di poter fare breccia, nella speranza di offrire valide opportunità e motivazioni a quanti ancora credono che la fuga da questo Paese e da questa regione martoriati non sia una risposta ai loro problemi.
E a proposito di occupazione, sappiamo ormai da tempo che la Cooperazione sa stare al passo con i tempi: non solo ha saputo resistere almeno ai primi anni della crisi, creando anzi nuovi posti di lavoro, ma presenta percentuali di occupazione giovanile e femminile tra i più alti di tutta l’economia italiana. Quasi 25 cooperative ogni 100 in Sicilia sono rappresentate da donne, e quasi 11 ogni 100 da giovani.
AGCI, Confcooperative e Legacoop rappresentano oltre il 75% della Cooperazione regionale, circa 5.000 imprese, per un fatturato complessivo di circa 3 miliardi di euro. Negli ultimi cinque anni il numero di cooperative attive presenti sul territorio a livello complessivo ha registrato un aumento di poco superiore al 10%, qualificando quindi la Sicilia come la prima regione in Italia per numero di cooperative attive, con oltre 11.500 imprese.
Non è solo una questione di numeri: l’Alleanza ci rende più forti, soprattutto in termini di rappresentatività e di peso davanti alle istituzioni. Non consente e non deve consentire che nel dialogo con il governo regionale vi siano zone d’ombra, incomprensioni, accordi a doppio binario, favoritismi, perché ogni risultato, ogni riconoscimento, saranno una vittoria per l’intero movimento, nazionale e regionale.
E in un momento in cui tutto è da ricostruire o da costruire, l’Alleanza anche in Sicilia può fare la differenza: lo snellimento delle procedure, una riduzione del peso della burocrazia, da accompagnarsi in accordo con il governo regionale, sono aspetti che possono determinare una vera rinascita per l’economia siciliana. È per questo che, oltre all’imprescindibile dialogo con palazzo d’Orleans, si rende opportuna una maggiore presenza dell’Alleanza tra la gente, affinché sia cosciente dell’opportunità che l’impresa cooperativa rappresenta già e può rappresentare in prospettiva sul territorio in termini di benefici sociali ed economici. Un’impresa che per inclinazione naturale rifiuta l’idea della delocalizzazione è un’impresa che ne valorizza al massimo il territorio e le risorse, ma non li sfrutta né li impoverisce per trasferirne i frutti altrove. È il caso della birra Messina, che negli ultimi mesi del 2014 è stata rilanciata da un gruppo di ex dipendenti costituiti in cooperativa dopo che la vecchia amministrazione si è tirata indietro condannandola alla chiusura. È il caso della cooperativa di Catania riutilizza gli scarti degli agrumi per trasformarli in energia pulita.
Ma perché dovrebbe essere proprio la Cooperazione ad assumersi l’onere del rilancio dell’economia regionale? Perché siamo più bravi, più buoni, più belli? No. Semplicemente perché, come già ribadito e più volte dimostrato dai fatti, il principio di sussidiarietà ed il valori della Cooperazione pongono questa forma di impresa come uno strumento di facile attrazione per l’uomo della strada, dati i suoi bassi costi di apertura e di gestione, e di creare sviluppo economico e benessere sociale. Qualcuno potrebbe pensare: la Cooperazione è quindi “l’impresa dei poveri”? Direi che ad ognuna delle singole Centrali oggi presenti aderisce almeno una cooperativa, quando non più d’una, la cui dimensione aziendale ed il livello di apertura sui mercati possa smentire quest’idea. In termini di effetti positivi poi, a livello locale e regionale, non si può negare che la Cooperazione produca servizi, e quindi occupazione. Servizi ravvisabili ad esempio nella cooperazione sociale, che in stretta sinergia con la sanità pubblica assicura condizioni di vita dignitose ai più bisognosi. Occupazione rilevabile nelle cooperative di lavoro, che anche adesso, mentre siamo qui a celebrare la nascita dell’Alleanza, sta dando a migliaia di persone l’occasione di svolgere un lavoro e di godere del sostentamento, a volte forse ai minimi livelli è vero, per provvedere a se stesse ed alla propria famiglia.
La nascita dell’Alleanza delle Cooperativa Italiane offre una grande occasione, ossia quella di condividere le conoscenze tra le Centrali e quindi di promuovere l’apertura della Cooperazione in molti settori, o di estenderne la quota di mercato. Penso alle energie rinnovabili, ai servizi tecnologici orientati alla Rete, all’agroalimentare, al turismo. Ecco, questi ultimi in Sicilia possono rappresentare il vero motore del rilancio. Ma particolarmente per il turismo è necessario che venga elaborato un modello di sviluppo che sulla falsariga del mix pubblico e privato nell’ambito dei servizi socio-assistenziali e sanitari, possa consentire ai tanti giovani e meno giovani con le giuste competenze di avviare attività a carattere culturale e ricettivo. Non basta soltanto implementare un’offerta turistica più completa, ma soprattutto incrementare la qualità dei servizi resi.
E in un angolo di pianeta che molti ci invidiano, che grazie alla sua Storia certo non è carente di monumenti e siti di interesse culturale, dove si mescolano tanti ecosistemi e le spiagge e le acque marine non sono da meno a nessun altro luogo, credo non solo che tutto questo sia possibile, ma che sia un impegno morale che tutti, istituzioni, associazioni, società civile, dovremmo assumerci.
Condivido con i colleghi Mancini e Piro l’idea che molto può e deve essere fatto per migliorare il contesto difficile in cui le nostre cooperative operano. Al governo regionale chiediamo di fare la propria parte: sono necessarie politiche e risorse destinate agli investimenti alle imprese e riviste le cifre stanziate per l’attività dell’IRCAC e del CRIAS, devono essere recuperati ed annullati i ritardi nei pagamenti alle imprese da parte della pubblica amministrazione, vanno create infrastrutture efficienti e all’altezza dei più avanzati standard europei.
Come Alleanza dovremo invece impegnarci nel promuovere processi aggregativi tra le nostre imprese tali da portare alla creazione di filiere produttive che  possano costituire un prestigioso ed efficiente “Made in Sicily”.
CONCLUSIONI
Poco meno di un anno fa, nel corso del mio intervento all’ultimo congresso regionale di AGCI il cui tema principale era l’innovazione, affermai a proposito della costituzione dell’Alleanza delle Cooperative Italiane, che il ritorno all'unità non era un semplice ritorno al passato, ma un modo di “innovare attraverso la tradizione”. Declinando questo concetto al presente, direi che l’innovazione è praticabile attraverso l’introduzione di cambiamenti, o in altri termini, di riforme. E mentre di queste ultime molto si parla dal governo centrale e dal governo regionale, ecco, noi una la stiamo già attuando. Ed è la più grande riforma della Cooperazione Italiana, iniziata quattro anni fa e che trova qui e adesso la sua più compiuta realizzazione.
Tanta strada ancora ci attende, per fortuna sono in buona compagnia!
Sono certo che ognuno di noi saprà fare propria l’identità unitaria, ma che essa dovrà essere l’armoniosa risultante delle diversità di cui siamo stati e siamo portatori sani, e non invece espressione del loro superamento. L’esempio che dobbiamo rendere è quindi proprio quello della democraticità sulla quale tutte le anime del movimento cooperativo, senza distinzioni, si sono sempre identificate.
Grazie