Sale la tensione dopo lo scambio di lettere sulla stampa tra il presidente Conte e i governatori Luca Zaia (Veneto) e Attilio Fontana (Lombardia) sulle richieste di trasferimento di competenze alle loro Regioni in numerosi ambiti legislativi.
“Che fine faranno il Fondo di solidarietà, il Fondo perequativo, la perequazione infrastrutturale? l’Italia deve essere una comunità coesa e solidale”. Nello Musumeci contesta a Giuseppe Conte la mancanza di informazioni sui contenuti della riforma e il mancato coinvolgimento di tutte le altre Regioni, in particolare la Sicilia, il cui Statuto, all’art. 21, assegna il diritto al suo Presidente di prendere parte al Consiglio dei Ministri, “con voto deliberativo nelle materie che interessano la Regione”.
"Ho letto sul Corriere della Sera la lettera agli “italiani del nord” (e solo a loro!!!), con cui il premier Giuseppe Conte si dice pronto a portare nel prossimo Consiglio dei ministri il testo della riforma sull’autonomia differenziata", ha dichiarato il presidente Musumeci, contestando l'opportunità di procedere a un deliberato del governo nazionale su un testo i cui contenuti non sono noti, senza avere mai convocato a Palazzo Chigi tutti i presidenti di Regione. "Ritiene Conte che sia sensato andare verso un testo che raggiunge il duplice effetto di scontentare i richiedenti ed essere totalmente sconosciuto agli altri?"
“Condividiamo pienamente la posizione del governo regionale sul regionalismo differenziato”, dichiara Michele Cappadona, presidente regionale dell’Associazione Generale delle Cooperative Italiane. “Una posizione su cui si è pronunciata l’Assemblea Regionale Siciliana, che lo scorso 20 febbraio ha approvato all’unanimità l'ordine del giorno, presentato a nome del Governo regionale dal Vicepresidente ed Assessore all’Economia Gaetano Armao, con cui si è chiesto con forza che l’applicazione dello Statuto della Regione Siciliana, la perequazione economica e infrastrutturale e il riconoscimento della condizione di insularità vengano garantite in modo prioritario rispetto al riconoscimento dell’autonomia delle regioni del Nord che l’hanno richiesta”.
L’ordine del giorno ha impegnato il Governo Musumeci a chiedere al Governo nazionale di subordinare il processo di stipula delle intese con le tre regioni Emilia Romagna, Lombardia e Veneto alla preventiva adozione: dei 'livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale' (art. 117, lettera m) della Costituzione); di tutte le misure di perequazione fiscale ed infrastrutturale previste dalla Costituzione, dallo Statuto speciale e dalla legge; delle misure di compensazione connesse al riconoscimento della condizione di insularità a livello comunitario; di ogni iniziativa necessaria affinché l'attuazione del regionalismo differenziato avvenga garantendo la piena coesione economica, sociale e territoriale.
Con il provvedimento si chiede inoltre al Governo nazionale che in ogni caso: il trasferimento di risorse sulle materie assegnate alle Regioni sia ancorato esclusivamente a oggettivi fabbisogni dei territori, escludendo ogni riferimento a indicatori di ricchezza; una quota dei fondi destinati allo sviluppo infrastrutturale, preventivamente determinata, sia destinata agli investimenti e alla perequazione infrastrutturale nelle regioni del Sud; venga stabilito, nel negoziato in corso per l'emanazione delle nuove norme di attuazione in materia finanziaria, le condizioni e i termini per garantire in misura predeterminata nei prossimi dieci anni gli investimenti nell'Isola e ogni altra spesa e intervento necessari a colmare il divario di sviluppo con le regioni del Nord; si effettui una ricognizione e un'analisi dell'esperienza dell'autonomia regionale siciliana per verificare in quali termini e in quali ambiti l'autonomia statutaria sia rimasta ancora in gran parte priva di attuazione; ad adottare ogni conseguente iniziativa e ad impugnare ogni disposizione, nelle eventuali future leggi di approvazione e recepimento delle intese tra Stato e le Regioni del “triangolo del Nord”, che violi i principi di unità nazionale, uguaglianza, solidarietà e uniformità su tutto il territorio nazionale dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali sanciti dalla Costituzione.
I Fondi strutturali europei”, aggiunge Cappadona, “non dovranno più essere sostitutivi, ma aggiuntivi rispetto gli investimenti ordinari dello Stato”.
“Il Governo nazionale ha deciso di recente di dare attuazione alla ‘quota 34’, cioè di portare per legge la quota ordinaria di investimenti in conto capitale al 34% per le Regioni del Sud”, continua Michele Cappadona. “Si tratta in sostanza di applicare le disposizioni dell’art. 7 bis del Decreto Gentiloni di fine 2016 in favore di Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna. Il 34% è il dato di riferimento che corrisponde alla percentuale della popolazione italiana residente nelle Regioni del Sud. Oggi gli investimenti pubblici sono circa il 28%. È evidente quindi che le richieste avanzate dalle tre Regioni più ricche d’Italia, che sostanzialmente mirano ad avere la facoltà di investire risorse in numerosi settori con priorità verso i loro territori, vanno inserite in un contesto complessivo che non può lasciare irrisolto il grande divario infrastrutturale del Mezzogiorno e il principio di solidarietà sotteso al concetto di unità nazionale”.