Alleanza delle Cooperative Turismo e Beni Culturali, sigla unitaria di settore di Agci, Confcooperative e Legacoop, tra i primi firmatari della Carta di Agrigento, documento che mira a valorizzare il ruolo della cultura come veicolo di coesione europea e strumento per favorire la crescita economica e sociale.
Presentato nelle sede Anci a Roma il 30 ottobre 2019, il documento approda ora a Bruxelles, dove sarà votato dal plenum del Comitato europeo delle Regioni, convocato il prossimo 4-5 dicembre. Alla presentazione della Carta di Agrigento era autorevolmente rappresentata la Sicilia: insieme a Enzo Bianco, presidente del consiglio nazionale ANCI e capo della delegazione italiana al CdR di Bruxelles, il vicepresidente di Regione Sicilia, Gaetano Armao, il sindaco di Agrigento, Lillo Firetto, tra gli altri esponenti di Comuni e autonomie locali.
All’iniziativa, cui hanno aderito Agci, Confcooperative e Legacoop, hanno preso parte anche Claudio Bocci, direttore Federculture, Maurizio Mumolo, segretario del Forum del Terzo Settore e Ugo Bacchella, presidente della Fondazione Fitzcarraldo, il presidente dell’Agis Carlo Fontana, rappresentanze del Ministero dei Beni Culturali, della Commissione parlamentare Cultura, del Fai-Fondo per l'Ambiente Italiano e di tutto il mondo della Cultura in Italia.
La Carta di Agrigento, intitolata “La cultura come veicolo di coesione”, era stata firmata lo scorso 6 aprile, scaturita al termine dei due giorni di lavori del convegno “Una nuova Agenda europea per la Cultura e i Beni Culturali” sul ruolo dell’economia culturale e creativa nello sviluppo urbano e territoriale, organizzato dall’ANCI nell’ex Collegio dei Filippini ad Agrigento. L’iniziativa rientra nell’ambito del programma URBACT, finanziato dal FESR, per il rafforzamento della governance multilivello nella formazione e attuazione delle politiche europee.
“L’Agci sostiene con forza l’idea che cultura e cooperazione siano due leve importanti e strumenti sinergici nella politica di coesione europea per lo sviluppo economico, sociale e territoriale”, commenta Michele Cappadona, presidente regionale dell’Associazione Generale delle Cooperative Italiane. “La Carta di Agrigento declina una serie organica di proposizioni per la valorizzazione del patrimonio culturale diffuso, attraverso il rafforzamento del ruolo di Comuni, Regioni e attori locali, e la promozione delle imprese culturali e creative. La cooperazione, basata sulle persone e le comunità, si riconosce completamente in tali valori e finalità. Auspichiamo quindi che i principi espressi dalla Carta di Agrigento vengano recepiti nella programmazione dei fondi di coesione del prossimo settennato 2021-2027, includendo strategie territoriali partecipate, modelli innovativi di gestione pubblico-privati, incentivi e agevolazioni per le imprese culturali e creative nell’accesso ai finanziamenti, nella costruzione di reti, e nello sviluppo di lavoro qualificato e competenze innovative. Abbiamo fiducia”, conclude Cappadona, “che l'Unione europea sia più sensibile, e quindi investa di più, sugli asset culturali dell’Italia e nella ricchezza del patrimonio diffuso presente in Sicilia, per il 60% ancora una risorsa del tutto inutilizzata”.
Il presidente del consiglio nazionale dell’Anci, Enzo Bianco: “I beni culturali sono un fattore di crescita. È per questo che chiediamo risorse adeguate, per allargare il campo dell’utilizzo delle risorse europee sulla cultura affinché passino dalle azioni classiche di restauro dei beni culturali, verso nuovi orizzonti che sono quelli della promozione e conoscenza del patrimonio culturale non valorizzato, nei grandi ma soprattutto nei piccoli Comuni, in particolare dal punto di vista turistico. L'obiettivo - sottolinea Bianco - è quello di far crescere attorno ai Comuni iniziative di straordinario successo, come quella del Parco archeologico di Agrigento".
Il vicepresidente della Regione Sicilia, Gaetano Armao: “Il principale fattore di novità della Carta sta nel coniugare la cultura alle politiche di coesione. La cultura da’ lavoro e crea interconnessioni positive e dimostrazione è proprio Valle dei Templi, prima azienda di Agrigento”. Il Parco della Valle dei Templi è infatti, notevolmente cresciuto negli ultimi anni, passando in 4 anni da 600 mila a un milione di visitatori l’anno. Agrigento si era candidata a Capitale Italiana della Cultura per il 2020. Ha vinto Parma ma il sondaggio indipendente del Touring Club tra le prime dieci segnalava Agrigento al primo posto con quasi il 40% delle preferenze e Parma al 5,60% .
Agrigento nel 2020 celebra i suoi 2600 anni, simbolo della cultura della Sicilia, dell’Italia dell’Europa. "Vuole essere un esempio per tante città - ha detto il sindaco Lillo Firetto - avendo dimostrato come sia possibile la crescita di un territorio attraverso la cultura e la rete con il terzo settore, nonostante questo pezzo di Sicilia sia tagliato fuori dalle grandi direttrici autostradali che collegano la Regione. Il dibattito che ha dato vita alla Carta scaturisce da un'alta qualità del dibattito sui Beni culturali come leva di sviluppo. È una sfida che ci coinvolge nel fare un buon utilizzo dei fondi comunitari. Segna il passaggio dall'Europa delle nazioni e delle regioni all'Europa delle città.“
In occasione della firma della Carta di Agrigento, Leoluca Orlando, presidente Anci Sicilia e sindaco di Palermo ha detto: "Per cogliere la straordinaria occasione di sviluppo che può venire da strumenti come la Carta che oggi cominciamo a scrivere, non abbiamo bisogno solo di strutture materiali ma anche di quelle immateriali che sono altrettanto importanti. Non puoi valorizzare, proteggere e promuovere i beni culturali se non hai una cultura adeguata e allora dobbiamo pensare al cambio culturale. Palermo è diventata oggi un punto di riferimento nel mondo anche per lo sviluppo turistico perchè abbiamo realizzato un cambiamento culturale, quarant'anni fa la capitale della mafia oggi la capitale dei diritti, la capitale dell'accoglienza".
E il sindaco di Catania, seconda città siciliana per numero di abitanti: "La Sicilia - dichiara Salvo Pogliese - è la Regione al mondo con l'incidenza maggiore rispetto all'estensione territoriale dei siti inseriti all'interno della world heritage list dell'Unesco, 7 siti in Sicilia, paragonabili all'intero patrimonio posseduto da alcune nazioni europee. Dobbiamo esserne orgogliosi - conclude il sindaco etneo - ma anche assolutamente consequenziali nell'utilizzo del nostro eccezionale patrimonio archeologico, monumentale e paesaggistico”.
La Carta si pone l’obiettivo di valorizzare il ruolo della cultura e della tutela del paesaggio nella definizione e affermazione dell’identità comune europea, e di rafforzare il ruolo dell’Italia - Paese con la maggiore densità di patrimonio diffuso, con il maggior numero di siti Unesco - nel determinare le politiche europee a favore della cultura.
Questo attraverso l’adozione di un insieme di misure integrate: il riconoscimento della centralità di ruolo dei Comuni, istituzioni più vicine ai cittadini e al territorio; l’attuazione delle politiche culturali favorendo la costruzione di sistemi di gestione integrati basati su reti e sistemi territoriali; la valorizzazione delle funzioni delle Regioni nell’attuazione delle politiche a favore della cultura; l’accesso facilitato dei cittadini alla cultura e ai luoghi della memoria; il sostegno all’industria culturale e creativa; la promozione di un turismo culturale consapevole, declinato su principi di sostenibilità ambientale e sociale; azioni di “restituzione ai cittadini” del patrimonio diffuso mediante il partenariato pubblico-privato no profit.
Infine, la Carta di Agrigento prevede espressamente che anche nell'ambito della programmazione dei fondi europei sia applicato il principio dell'integrazione degli investimenti in cultura nelle differenti politiche dell’Unione, evitando di considerare la cultura come una mera politica di settore e riconoscendone il ruolo rispetto a tutte le dimensioni della coesione (economica, sociale e territoriale).
Il testo della Carta di Agrigento [link].