Armao: “La Corte stabilisce che lo Stato debba versare alla Sicilia 600 milioni di euro”. Cappadona: “Il Governo Conte non dimentichi che il divario del Sud è preesistente all’emergenza coronavirus. Occorre pensare a Fase 2 e Ripartenza in termini credibili, tenendo conto del fragile tessuto produttivo e dell’economia sommersa della Sicilia”.

Gaetano Armao e Michele Cappadona

Le nuove norme di attuazione  dello statuto della Regione Siciliana in materia sanitaria (legge 296 del 2006, “Finanziaria 2007”) contenevano la previsione che lo Stato avrebbe riconosciuto alla Regione la retrocessione di una percentuale non inferiore al 20 per cento e non superiore al 50 per cento del gettito delle accise sui prodotti petroliferi immessi in consumo nel territorio regionale.

La sentenza 10 aprile 2020, n. 62 della Corte Costituzionale si è pronunciata, in particolare, in merito ad una somma di 600 milioni che il bilancio della Regione Sicilia ha voluto compensare con una cifra di pari importo dovuta dallo Stato per le accise, e la destinazione di tale importo per i LEA (Livelli essenziali di assistenza).

«Con la legge di bilancio del 2018, la Regione aveva indicato in entrata 600 milioni di euro di trasferimento di accise, secondo le previsioni della legge finanziaria dello Stato del 2007 che non hanno mai trovato applicazione, ma sono ancora vigenti e che prevedono la retrocessione di tale importo delle accise (che vengono incassate dallo Stato) proprio per contribuire alla spesa sanitaria regionale. Finalmente la Corte costituzionale con la sentenza di ieri ha offerto una grande apertura in favore della Sicilia». Così il vicepresidente della Regione Sicilia e assessore all'Economia, Gaetano Armao.
Va ricordato che nel 2012 la Regione aveva contestato di fronte alla stessa Corte la legittimità costituzionale della legge di bilancio statale, poiché non prevedeva tale trasferimento, ma la Corte non accolse il ricorso, legittimando, così, la condotta statale (sentenza n. 246 del 2012, ma lo aveva fatto già anteriormente con la sentenza n. 145 del 2008).
«Questa volta, su proposta del Governo, - continua Armao - per superare uno stallo che danneggia la Sicilia, la Regione ha invece previsto tali somme in entrata nel proprio bilancio, cautelativamente, destinandole a un fondo da utilizzare solo dopo l'esito del contenzioso con lo Stato. La Corte, staccandosi dal precedente orientamento - e questo rappresenta un primo punto a favore della Regione - ha ritenuto di verificare in concreto la spettanza del trasferimento finanziario. Quello che lo Stato opponeva alla Sicilia nella retrocessione delle accise era un muro nel quale la Corte costituzionale, con la sentenza-ordinanza istruttoria n 197 del 2019, ha aperto un'importante breccia».

«La decisione della Corte costituzionale a proposito dei Lea, di complessa interpretazione, apre senz’altro ad un vivace dibattito politico - afferma Michele Cappadona, presidente regionale dell’Associazione Generale delle Cooperative Italiane - AGCI Sicilia -. Non c’è dubbio sul valore dell’affermazione di principio contenuta nella sentenza a proposito della “primazia della tutela sanitaria rispetto agli interessi sottesi ai conflitti finanziari tra Stato e Regioni in tema di finanziamento dei livelli essenziali”.  Nondimeno, anche in questa occasione dobbiamo manifestare apprezzamento e sostegno verso l’operato del vicepresidente ed assessore all’Economia della Regione Siciliana, Gaetano Armao, per la tenacia con cui continua ad impegnare il Governo nazionale nella richiesta di restituzione dei fondi spettanti alla Sicilia che lo Stato non ha mai voluto riconoscere e corrispondere, in aperta contraddizione con ogni principio costituzionale e di solidarietà nazionale, in considerazione dell’enorme divario di sviluppo infrastrutturale ed economico della Sicilia, antecedente alla stessa istituzione della Repubblica Italiana. Concordiamo sul misconoscimento della reale situazione del Mezzogiorno, rispetto alla quale, afferma Armao, “Roma sta mettendo in atto una terapia sbagliata che non tiene conto che il 25% del prodotto e' sommerso e che il 50% delle imprese e' fuori dai criteri di merito bancario. Ci vogliono misure calibrate che solo le Regioni possono strutturare. Lo Stato dia liquidità alle Regioni in modo che possano immetterla sul mercato”. Liquidità e tempo sono i due fattori critici di cui tenere conto per sconfiggere l’emergenza economica da pandemia coronavirus e programmare una ripartenza che sia credibile».

«Per quanto riguarda le accise che servono a finanziare il sistema dei Lea (Livelli essenziali di assistenza) - aggiunge l'assessore Armao a commento della sentenza - la Corte ha richiesto un supplemento istruttorio, al fine di verificare se le due parti, Stato-Regione, abbiano adottato una corretta ripartizione delle risorse finanziarie relative alle accise e se, quindi, risulti infondato, come si deve ritenere, il rifiuto dello Stato di corrispondere quanto dovuto. La Corte Costituzionale, riguardo alla devoluzione delle accise da parte dello Stato per finanziare i Lea, precisa testualmente che deciderà dopo averne appurato l'integrale finanziamento».