Dopo l’approvazione del piano “Italia veloce” e del DL Semplificazioni, che sbloccano 130 opere prioritarie tra cui l’Alta velocità ferroviaria, l’annuncio che il Governo stia vagliando anche l’ipotesi di un tunnel per l’attraversamento dello Stretto ha innescato la rivolta dei fautori del Ponte tra Messina a Reggio Calabria.
“Non posso dire 'faremo il ponte sullo Stretto di Messina', non ci sono i presupposti. Dobbiamo prima realizzare l'alta velocità di rete in tutta la Calabria e poi in Sicilia, ma dobbiamo porci il problema di questo collegamento”, ha detto Giuseppe Conte lo scorso 9 agosto durante una lunga intervista pubblica a Ceglie Massapica (Brindisi), in Puglia".
“Sullo Stretto, dobbiamo pensare a un miracolo di ingegneria - ha aggiunto Conte -. Una struttura ecosostenibile, leggera, che tuteli l'ambiente, anche sottomarina”.
“Un gruppo di ingegneri ci ha sottoposto questa ipotesi del tunnel sottomarino al posto del ponte sullo Stretto di Messina", ha confermato la titolare del ministero dei Trasporti Paola De Micheli. In merito alla sicurezza si stanno facendo "tutte le analisi tecniche del caso”, indispensabili in un’opera del genere, da realizzare in area sismica. L'idea è comunque di andare avanti. "Presenteremo la nostra proposta in sede di Recovery Fund”.
Giancarlo Cancelleri, viceministro Mit: ““Serve una legge ad hoc come a Genova, il costo potrebbe essere 5 miliardi. Tecniche ultramoderne e basso impatto ambientale”.
L’annuncio ha scatenato una vivace polemica da parte dei sostenitori del Ponte sullo Stretto, che hanno anche accusato il Governo di utilizzare l’argomento del tunnel solo per distrarre l’attenzione e posporre la realizzazione dell’opera.
“Quanto e in che modo sia determinante in termini di sviluppo economico l’Alta velocità per il Sud ce lo conferma uno studio dell’Università Federico II di Napoli presentato qualche settimana fa dal prof. Ennio Cascetta, docente di pianificazione dei sistemi di trasporto a UniNa e Mit di Boston”, commenta Michele Cappadona, presidente regionale dell’Associazione Generale delle Cooperative Italiane-AGCI Sicilia. “Le stime dicono che il Pil italiano crescerebbe del 3,3% se l’Alta velocità ferroviaria fosse completata in tutta Italia. Con questo tecnicamente si intende un’infrastrutturazione del Paese che consenta al 76% dei cittadini di essere ad un’ora di distanza da una stazione servita dall’Av, e al rimanente 24% entro due ore. Nel decennio 2009-2019 il contributo al Pil dell’Alta velocità di rete è stato in media una quota del 3%, che sale al 6% da parte delle città direttamente connesse. Inoltre, le stesse città godono di un incremento dell’8-10% del loro Pil.
Il nodo, com’è evidente, non è quindi stabilire se l’Alta velocità sia una priorità per lo sviluppo per il Sud e la Sicilia, ma come agire sulla rapidità di realizzazione di questa infrastruttura nel suo complesso. Le task sono tre”, ricorda Cappadona: “il collegamento Salerno-Reggio Calabria, l’attraversamento dello Stretto di Messina, la rete ferroviaria in Sicilia.
Per la prima e la terza, una buona notizia è stata l’approvazione del piano “Italia veloce” del Mit, cui si affianca il DL Semplificazione. Il piano comprende 130 opere prioritarie di cui 36 (15 ferroviarie, 12 idriche e 9 stradali) saranno commissariate, sul modello “Ponte Morandi”. Tra queste 36 sono previste le ferrovie AVR/AVAC Salerno-Reggio Calabria e Palermo-Catania-Messina. Tra le 9 stradali, per inciso, rientra la Ragusana (Ragusa-Catania). Alcune polemiche sono nate sulla tipologia di Alta velocità da realizzare. Le linee ad Alta capacità concettualmente”, spiega il presidente AGCI Sicilia, “consentono il trasporto sia di passeggeri in AV (300-350 km/h) che di merci (convogli più pesanti quindi più lenti (100-150 km/h), mentre l’Alta Velocità di Rete (AVR) è una tipologia infrastrutturale nella quale sono comprese sia le linee AVAC (quindi fino a 300-350 km/h), sia le linee tradizionali, in cui si fanno interventi per portare la velocità ad un massimo di 200 km/h. L’ex presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, sostiene (non a torto) sia opportuno realizzare attraverso “Italia veloce” direttamente nel Sud l’Alta Velocità “di nuova generazione”, cioè una linea a 300-350 km/h in grado di collegare Reggio a Roma in due ore e mezzo. In caso contrario, la conseguenza - sostiene Oliverio - potrebbe essere che milioni di cittadini meridionali saranno fuori dall’Alta Velocità vera per i prossimi cento anni.
Molto più accese le polemiche innescate da un’opera invece non prevista tra le 130 del piano “Italia veloce” e che riguarda l’attraversamento dello Stretto di Messina. L’annuncio che il Mit stia valutando l’ipotesi di un tunnel, su progetto proposto dall'l’ingegner Giovanni Saccà, ha scatenato l’ira dei sostenitori da sempre del “Ponte sullo Stretto”, progetto da tempo già accantonato dallo Stato dopo la sua esclusione da parte della Commissione Europea, nell’ottobre 2011, dal Piano di investimenti per le opere prioritarie su scala continentale 2014-2020.
Fermo restando il concetto che la scelta di fare un ponte o un tunnel non può che essere presa dopo una valutazione tecnica che ne confermi la sicurezza e sostenibilità, le valutazioni da fare riguardano diversi altri aspetti, sociali, urbanistici e ambientali. Il ponte a unica campata, di una lunghezza mai realizzata prima, appare la soluzione singolarmente più costosa da affrontare e quella che ha il maggiore impatto ambientale. Prevede cantieri enormi, l’abbattimento e la riconversione di estesi comprensori anche fortemente urbanizzati, che paralizzerebbero verosimilmente le zone interessate per tutta la durata dei lavori. Prevede in sostanza la costruzione di una passerella lunga circa 3360 metri, di attraversamento ferroviario e autostradale, per il traffico di passeggeri e merci con automezzi e treni ad Alta velocità. Un’opera unica al mondo.
Le alternative al ponte proposte dall'l’ingegner Giovanni Saccà al Mit sono due: la prima prevede la soluzione del tunnel “in alveo”, sommerso, costituito dall’unione di tanti elementi modulari, sostenuti dalla spinta di Archimede e appoggiati su coppie di piloni di sostegno costruiti sul fondo marino.
La seconda, analoga alle moderne opere realizzate in zona sismica nello Stretto del Bosforo (Eurasia e Marmaray Tunnel a Istanbul, rispettivamente autostradale e ferroviario), è quella del tunnel “sub alveo”, scavato cioè al di sotto del fondale marino (in esame al Mit). Una soluzione che avrebbe il vantaggio di una maggiore sostenibilità dei costi, permettendo di realizzare separatamente i tunnel per il traffico autostradale e quello ferroviario. Tenendo conto anche del problema delle pendenze: una linea ferroviaria ha bisogno di una pendenza minore (max 15-18%) di quella stradale (max 50%), quindi una differente lunghezza dei percorsi. Le opere di raccordo, in gran parte in galleria, sarebbero anch’esse molto meno invasive di quelle del ponte.
Deprechiamo la reazione alla notizia in sé dell'esistenza di una proposta di galleria sottomarina in termini di immediata contrapposizione politica, tra l’opposizione di centrodestra che sostiene la bontà dell’idea del ponte e il Governo che sta analizzando la fattibilità del tunnel. È evidente che in questo momento qualunque opera per l'attraversamento dello Stretto (tunnel o ponte) non può e non dovrà mai essere alternativa o sottrarre risorse ai cantieri per l'AV, già stabiliti come prioritari. Il futuro della Sicilia dipende dal suo collegamento ad Alta velocità con l’Italia e l’Europa. Il collegamento stabile tra le due sponde dello Stretto, a completamento dell'infrastruttura di rete nel Mezzogiorno, è un’opera ineludibile che va realizzata con urgenza, ridurne l’enorme portata strategica in meri termini di propaganda elettorale, come oggi purtroppo pare normale consuetudine, sarebbe criminale, per la grave emergenza economica in cui versa l’Isola. Come AGCI Sicilia - conclude Cappadona - chiediamo ai soggetti decisori un’immediata assunzione di responsabilità. Ponte o tunnel, si verifichi qual è la soluzione più rapida e sicura e la si metta in cantiere subito. La Sicilia non può attendere.”