Il ministro per il Lavoro, Nunzia Catalfo, ha firmato il decreto n. 106 del 15 settembre 2020 - ai sensi dell’articolo 53 del decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117 - che finalmente disciplina le procedure per l’iscrizione degli enti nel RUNTS, il registro unico nazionale del Terzo Settore.
Occorre ora una strategia di rilancio complessiva che includa Terzo Settore ed economia sociale, in grado di valorizzare imprese sociali ed enti non profit, integrando riforma degli ETS e programmazione nazionale, e creando le condizioni per recepire al meglio le risorse previste nel Social Economy Action Plan e nel Next Generation EU.
Il Decreto Rilancio n. 34/2020 è già intervenuto prevedendo un importante incremento delle risorse disponibili per la realizzazione degli interventi degli enti del Terzo Settore. In materia di assistenza territoriale, il comma 4-bis dell'art. 1 ha previsto la stipula di una intesa in sede di Conferenza Stato-Regioni, sulla base della quale vengono attribuiti al Ministero della Salute incarichi di coordinamento per la sperimentazione, nel biennio 2020-2021, di strutture di prossimità, ispirate al principio della piena integrazione sociosanitaria. In tale sperimentazione vengono coinvolte tutte le istituzioni presenti sul territorio unitamente al volontariato locale ed a enti del terzo settore non-profit (comprese le cooperative sociali), per la promozione e la prevenzione della salute, nonché per la presa in carico e la riabilitazione delle categorie più fragili.
Inoltre, l’articolo 246 ha previsto specifiche misure di sostegno al Terzo Settore nelle Regioni del Mezzogiorno. Prevista la concessione di contributi per l'importo complessivamente stanziato in 120 milioni di euro negli anni 2020-2021. La finalità è quella di rafforzare l'azione a tutela delle fasce più deboli della popolazione a seguito dell'emergenza da Covid-19, autorizzando trasferimenti pari a 100 milioni per l'anno 2020 (di cui 20 milioni riservati ad interventi per il contrasto alla povertà educativa) e di 20 milioni per l'anno 2021. La concessione dei contributi è a valere sulle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione 2014-2020. ll contributo è concesso a fondo perduto, a seguito di selezione pubblica da parte dell’Agenzia per la Coesione territoriale, in forma di sovvenzione diretta per il finanziamento dei costi ammissibili ed è cumulabile con il sostegno proveniente da altre fonti per gli stessi costi.
“Lo scorso giugno, circa duecento tra studiosi e operatori qualificati hanno scritto una lettera aperta al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte per chiedere che anche l’Italia si doti di un Action Plan nazionale per rendere Terzo Settore ed economia sociale parte integrante del rilancio del Paese”, sottolinea Michele Cappadona, presidente regionale dell’Associazione Generale delle Cooperative Italiane, AGCI Sicilia. “L’emergenza sanitaria da coronavirus ha rivelato come imprese sociali ed enti non profit siano energie indispensabili nella fase di ripartenza post-covid, accanto al sistema istituzionale delle imprese private e delle amministrazioni pubbliche. Nel ricostruire un nuovo modello di welfare e assistenza socio-sanitaria occorre valorizzare aspetti e peculiarità di tutti i soggetti privati che intervengono avendo come obiettivo non la redditività economica ma la redditività sociale. Sosteniamo fermamente che per costruire un modello non lucrativo di assistenza di prossimità che assicuri continuità sul territorio nei servizi verso i cittadini più fragili, occorre un robusto tessuto permanente e sostenibile costituito da imprese a mutualità prevalente, quali sono le cooperative sociali. Soggetti no profit stutturati per dipendere economicamente soltanto da sottoscrizioni, beneficenza o grazie all’impegno del volontariato, sono di rilevante utilità sociale ma per loro stessa natura rappresentano prevalentemente energie aggiuntive e discontinue. All’interno del Terzo Settore e nell’ambito dell’economia sociale il ruolo delle cooperative sociali, in coerenza con l’art. 45 delle Costituzione, è imprescindibile. Occorre quindi - continua Cappadona - un’attenta programmazione degli interventi e una riformulazione del welfare nei servizi sociali di prossimità che ne tenga conto”.
In Next Generation EU, il programma di recovery da 750 miliardi di euro, l’economia sociale è compresa tra i soggetti beneficiari attraverso vari strumenti, come REACT-EU (55 miliardi di euro per rafforzare le politiche di coesione). In Invest-EU (che raddoppia le risorse a disposizione, con aggiunta di 15 miliardi) la “finestra sociale” è stata rafforzata, anche in funzione di programmi di investimento nelle infrastrutture sociali. Nel programma per potenziare le strutture sanitarie (HEALTH4EU, del valore di 9,4 miliardi di euro) si apre lo spazio per interventi sulla prevenzione e sull’accesso ai servizi territoriali, che vedono gli attori dell’economia sociale tra i soggetti potenzialmente interessati. E, più in generale, per quanto riguarda la European Recovery and Resilience Facility, alla quale sono destinate la maggior parte delle risorse per l’emergenza (560 miliardi di euro, di cui 310 a fondo perduto), non si applicano distinzioni per forma giuridica. In altre parole: le organizzazioni dell’economia sociale e del non profit possono accedervi sullo stesso piano delle imprese tradizionali.
La Commissione Europea, inoltre, nella programmazione dei fondi strutturali di coesione 2021-2027, ha avviato l’elaborazione di un “Piano d’azione per l’economia sociale”. Vedrà la luce la seconda metà del prossimo anno e sono già partite le prime attività per definirne i termini, che comprendono un’ampia consultazione con tutti i soggetti interessati. Il passaggio è di innegabile importanza: non si limita a riconoscere il contributo del Terzo Settore nella fase dell’emergenza ma guarda al futuro, al complesso di nuove attività da sviluppare, ai posti di lavoro che sostituiranno quelli persi a causa del covid, da creare nei settori in cui il non profit è più presente.
“Se in questi mesi il Governo non ha trascurato il Terzo settore e le organizzazioni dell’economia sociale nei provvedimenti emanati per la ripresa economica - prosegue Michele Cappadona - auspichiamo che si pensi ora ad uno sviluppo di lunga durata, in coerenza con le linee d’azione delineate dall’Unione Europea. L’Italia ha due occasioni che non può perdere. In Europa sta prendendo forma un grande intervento, il Social Economy Action Plan, per edificare il cosiddetto “pilastro sociale” dell’Unione, finora trascurato. La seconda opportunità viene dal programma straordinario Next Generation EU, con tutti gli strumenti che Bruxelles sta mettendo in campo per affrontare la crisi scatenata dal Covid19. Per essere pronti - conclude Cappadona - occorre che entro i prossimi due mesi, 75 giorni circa che ci separano ormai dal 2021, si esprima una concreta volontà politica e si riesca quindi rapidamente a concertare, attraverso la più ampia consultazione tra tutti gli attori, la costruzione del modello italiano di Social Economy come parte integrante e strategica all’interno del percorso di rilancio del Paese. Solidarietà e cooperazione sono, ancora una volta, il migliore strumento di coesione, per l’Italia e l’Europa”.