michele cappadona

È trascorso più di un anno dall’inizio dell’emergenza Covid che oltre al tragico bilancio delle vittime (in Italia ben oltre 100.000) ha causato una sempre più grave crisi economica che ha coinvolto pressochè tutte le attività produttive.

Le imprese sono sopraffatte sia dalla mancanza di incassi che dai costi fissi, dai conti bancari in rosso profondo ma anche dalle tasse e imposte statali e locali, per le quali addirittura si rifiuta di concedere rateizzazioni.

“La beffa da parte delle Istituzioni verso le imprese continua”, dichiara Michele Cappadona, presidente regionale dell’Associazione Generale delle Cooperative Italiane, AGCI Sicilia. “Forse non è ben chiaro che la parola ‘emergenza’ sottintende una situazione temporanea, che impone interventi d’urgenza. A distanza di un anno non si può più parlare di emergenza, perché le conseguenze della pandemia sono già cristallizzate in una crisi economica eccezionale, che da tempo è stata paragonata, per le sue dimensioni, ai danni subiti durante una guerra. Poiché l’unica cosa certa è l'inadeguatezza dei risarcimenti, ristori, sostegni verso tutti gli operatori economici cui continuano a mancare i proventi per la loro sopravvivenza, è del tutto intollerabile che non vengano sospese a tutti i soggetti colpiti nemmeno le somme per tasse e imposte statali e locali”.

Marco Zambuto"Esasperante la mancanza di sensibilità dei Comuni, cioè gli enti pubblici di prossimità che invece di dimostrare comprensione per le criticità delle microimprese del loro territorio, rifiutano di rateizzare i tributi locali accumulati e che addirittura quando in piena crisi covid pagano i fornitori - cooperative, artigiani, commercianti - con ritardi anche enormi rispetto ai tempi previsti dalla legge, operano automaticamente una compensazione per gli interi importi dovuti. Su questa odiosa situazione, è intollerabile che non ci sia stata finora un'attenzione specifica del Governo Musumeci e auspichiamo quindi che in merito intervenga con urgenza l'assessore regionale alle Autonomie locali e alla Funzione pubblica, Marco Zambuto".

"A tutti coloro che si dicono addirittura indignati per il ‘condono’ concesso dal governo Draghi nel Decreto Sostegni, che avrebbe sancito l’ingiustizia di premiare i soliti ‘furbetti’ a danno di coloro che pagano regolarmente tutte le scadenze fiscali, vorrei rispondere che siamo di fronte ad una enorme mistificazione", continua Cappadona. "Non c’è stato affatto alcun ‘condono’: le cartelle fino all’importo di 5.000 euro stralciate nel DL 41/2020, risalgono addirittura a più di vent’anni fa, al periodo tra il 1° gennaio 2000 e il 31 dicembre 2010, e dichiarate per più del 91% inesigibili in Senato dall direttore dell’Agenzia delle entrate e presidente dell’Agenzia delle entrate-Riscossione, Ernesto Maria Ruffini. La misura di condono o moratoria di cui hanno bisogno le imprese riguarda le scadenze correnti, per le quali non hanno la necessaria liquidità".

Il 9 marzo 2020 è il giorno del lockdown in Italia. È la data in cui è stato emanato il Dpcm che ha disposto le restrizioni per le quali il Paese è divenuto, per la prima volta, un’unica zona rossa in conseguenza della pandemia da SARS-CoV-2, il coronavirus che provoca la malattia Covid-19.

“Oltre un anno dopo la data terribile del 9 marzo 2020”, continua Cappadona, “è ormai conclamato lo stato di crisi del Paese che da allora subisce colpi terribili e come i cittadini che producono e lavorano cercano disperatamente di non soccombere in un’economia da guerra. Ciononostante le Istituzioni, ad ogni livello, non sono intervenute ancora con decisione, parallelamente alla lotta contro il covid, nel garantire le condizioni di sopravvivenza per le imprese e il sistema produttivo e del lavoro. Anche e soprattutto in Sicilia - conclude Cappadona - ciò che continueremo a sostenere con forza, nell'essere ancora chiamati a sopportare con spirito di solidarietà pesanti sacrifici e disagi, è la richiesta ineludibile che lo Stato finalmente attui quel cambio di passo e di politiche, nei confronti delle imprese e del mondo produttivo nel Sud e nell'Isola, che restituisca a tutti i cittadini la necessaria fiducia. Vogliamo finalmente poter credere nel nostro futuro”.