La Commissione Europea ha deciso di far chiudere le imprese della pesca in Mediterraneo con la progressiva riduzione dei giorni annui di attività in mare.
Non è bastata la riduzione del 20% dl sforzo dl pesca attuata dall'Italia in 3 anni, la demolizione della flotta dl oltre il 16% nell'ultimo decennio, si vuole continuare a ridurre oltre al limite dl redditività delle imprese , portandole inevitabilmente a sbarcare gli equipaggi e a chiudere.
"Abbiamo scelto Mazara del Vallo come sede principale per la nostra manifestazione nazionale di protesta per ribadire il ruolo fondamentale di questa marineria nella pesca italiana oltre che in quella siciliana", dichiara Giovanni Basciano, responsabile del settore Pesca di AGCI Sicilia e vicepresidente nazionale del settore Agro-Ittico-Alimentare AGCI Agrital. "Dobbiamo difendere la nostra pesca in tutte le sue articolazioni, questa è la risposta da dare a tutti quelli che vorrebbero la pesca ridotta a poche piccole imbarcazioni anziché filiere organizzate e diversificate per dimensioni e tipologia di pesca."
Lo stato degli stock ittici del Mediterraneo, che costituisce la prova del sostanziale fallimento della politica comune della pesca, è imputato interamente alle attività dl cattura senza considerare tutte le altre fonti dl impatto e i cambiamenti climatici. Con cieca ostinazione la Commissione Europea si accanisce contro la pesca, quando è sempre più evidente che la tutela del mare e delle sue risorse non può che passare per un approccio ecosistemico e la lotta ad ogni forma dl inquinamento, certo più difficile da combattere.
Ma il Commissario agli affari marittimi pesca e ambiente - il lituano Sinkevicius - invece dl correggere il tiro estremizza la lotta alla pesca, affermando che "lo strascico è l'attività più dannosa per il fondo marino" senza considerare che è questo sistema dl cattura che rifornisce i nostri mercati ittici.
Per il commissario europeo, evidentemente, la sostenibilità della pesca è solo ambientale, e qualsiasi considerazione degli aspetti sociali ed economici è assolutamente trascurabile. Dopo l'approvazione del regolamento per la gestione delle risorse demersali per il Mediterraneo occidentale, che ha fissato di fatto al la riduzione dell'attività dl pesca entro il 2024, la CE usa lo stesso approccio per Adriatico e Ionio. In mancanza dl un regolamento comunitario la CE usa la Commissione generale della pesca del Mediterraneo (Cgpm, organismo FAO) per aggirare l'ostacolo, i tempi (e la democrazia) della procedura legislativa comunitaria, proponendo essa stessa delle raccomandazioni che una volta approvate in Cgpm devono obbligatoriamente essere trasposte nei regolamenti di Bruxelles, mortificando con questa procedura il ruolo del Parlamento europeo.
L'Alleanza delle Cooperative non intende subire ulteriormente la persecuzione ideologica perpetrata al danni della pesca italiana dalla Commissione europea e richiama l'attenzione dell'opinione pubblica, delle istituzioni e delle forze politiche e sociali sulla necessità dl salvarla dalla sicura estinzione. Dobbiamo tutti evitare che la domanda nazionale venga soddisfatta solo dalle importazioni, per non cancellare secoli dl storia, tradizione, cultura della pesca in mare, per non far chiudere i nostri mercati ittici, per non desertificare le comunità costiere, per salvare migliaia dl imprese e i posti dl lavoro dl chi esce ogni giorno in mare per portare pesce italiano sulle nostre tavole.
L'Alleanza delle Cooperative Italiane dichiara lo stato dl agitazione della categoria ed indice una giornata nazionale dl protesta con manifestazioni a Venezia e Mazara del Vallo per il 12 giugno.