Cappadona, AGCI: “La Sicilia si aspetta, ora più che mai, politiche di fiscalità di vantaggio e sviluppo, non milioni di notifiche tributarie che condannino a morte le imprese in difficoltà. Le cartelle esattoriali accumulate durante l’emergenza Covid devono potere essere accodate e rateizzate in dieci anni”.
Termina il 31 agosto il “congelamento” dell’attività di riscossione, durato 18 mesi e prorogato per nove volte da una serie di decreti dal “Cura Italia” al “Sostegni-bis”.
Da mercoledì primo settembre riprenderà l’invio delle cartelle di pagamento e il recupero coattivo delle somme. Si tratta di circa 20-25 milioni di atti, che saranno scaglionati a partire dai più arretrati, riferiti prevalentemente ai ruoli che gli enti creditori hanno affidato all'agente della riscossione a marzo 2020.
Entro la fine dell’anno saranno notificate gradualmente circa 4 milioni di cartelle, che verranno recapitate al ritmo di 1 o 1,5 milioni al mese.
La ripresa delle operazioni di recupero riguarda anche le somme dovute ai Comuni e agli enti locali per le ingiunzioni già notificate.
La fine della moratoria comporta inoltre la ripresa delle verifiche da parte delle PA: quando un ente pubblico deve pagare somme maggiori di 5mila euro, è tenuto a controllare se il beneficiario ha morosità di almeno 5mila euro e, se è così, deve sospendere il pagamento in attesa che l’agente di riscossione pignori le somme.
Per la “rottamazione-ter”, il decreto Sostegni-bis ha concesso ai contribuenti la facoltà di effettuare i pagamenti delle rate scadute lo scorso anno ripartendoli nei mesi di luglio, agosto, settembre e ottobre 2021 e mantenere così i benefici previsti. Si pensa ora alla possibilità di una “rottamazione-quater”, da inserire nella prossima legge di bilancio.
“Proprio nel momento in cui la quasi totalità delle imprese ha bisogno di aiuto e chiede liquidità allo Stato per sperare di sopravvivere, paradossalmente è lo Stato a chiedere liquidità alle imprese. Ma chi è dissanguato va curato con trasfusioni, non certo con salassi”, dichiara Michele Cappadona, presidente dell’Associazione Generale delle Cooperative Italiane, AGCI Sicilia. “Il Consiglio dei Ministri lo scorso 23 luglio ha emanato il decreto legge n. 105/2021 che all’art. 1 ha prorogato di nuovo, per la quinta volta, lo stato di emergenza nazionale dichiarato il 31 gennaio 2020 per il Covid fino al prossimo 31 dicembre. Se l’emergenza sanitaria non è stata ancora sconfitta - anzi dal 30 agosto la Sicilia torna in Zona Gialla - e la conseguente emergenza economica continua a colpire gran parte delle attività produttive, in grave crisi e a rischio di chiusura, com’è pensabile interrompere proprio ora la moratoria delle cartelle esattoriali? Come ha detto anche il presidente della Confedercontribuenti Carmelo Finocchiaro, le sanzioni e gli interessi usurai applicate nelle cartelle esattoriali portano soltanto ad un massacro per aziende e famiglie. Occorrono soluzioni realistiche, come una nuova rottamazione del debito fiscale pregresso con un piano di rientro cadenzato e rate che tengano conto del reddito, e poi ripartire con il corrente dal 2022, alla verifica di una ripresa duratura. Finché il Paese è in emergenza nazionale e il sistema produttivo non è stabilizzato in un quadro di sostenibilità, ciascuna impresa deve essere salvaguardata con misure adeguate a sostenerne la ripartenza o garantirne la possibilità di riconversione per mantenere i livelli occupazionali. Occorrono misure adeguate alla situazione di crisi. Per gestire i debiti con il fisco la formula realistica di supporto non può essere diversa da quella utilizzata per i finanziamenti del Decreto Liquidità dell’8 aprile 2020, la cui durata è stata estesa fino a 10 anni. È pensabile tornare alla piena imposizione fiscale solo dopo una verifica di una ripresa effettiva e duratura. Per le imprese in sofferenza di fatturato, occorre accodare il carico fiscale accumulato nell’intero periodo dello stato di emergenza con una restituzione decennale a partire dal 2022, ipotizzando cessata la crisi pandemica con la fine dell’anno in corso".
“Abbiamo guardato con fiducia alla nascita del Governo di Mario Draghi”, prosegue Michele Cappadona, “che da governatore della Banca d’Italia sostenne con forza che senza il Sud l’Italia non può crescere e non ha futuro. Ricordiamo tutti le parole pronunciate da Draghi il 26 novembre 2009 presentando uno studio sul Mezzogiorno e la politica economica dell’Italia: «Abbiamo tutti bisogno dello sviluppo del Mezzogiorno. Il Sud, in cui vive un terzo degli italiani, produce un quarto del prodotto nazionale lordo; rimane il territorio arretrato più esteso e più popoloso dell’area dell’Euro. Ma il processo di cambiamento è troppo lento. Il Mezzogiorno non recupera terreno. Svolgere un’attività produttiva in Italia è spesso più difficile che altrove, anche per la minore efficacia della Pubblica amministrazione; nel Mezzogiorno queste difficoltà si accentuano. Alla radice dei problemi del Sud stanno la carenza di fiducia tra cittadini e tra cittadini e istituzioni, la scarsa attenzione prestata al rispetto delle norme, l’insufficiente controllo esercitato dagli elettori nei confronti degli amministratori eletti, il debole spirito di cooperazione: è carente quello che viene definito 'capitale sociale'».
Per questo siamo delusi dall’operato del governo Draghi”, afferma Cappadona, “quando Patuanelli trasferisce al Nord i fondi europei per l’agricoltura destinati al Sud o il ministro dello Sviluppo economico della Lega Giorgetti tace sulla mancata proroga dell’invio di 25 milioni di cartelle esattoriali agli italiani, mentre fino al giorno prima Salvini nelle piazze ne faceva cavallo da battaglia di tutto il centrodestra”.
"Per quanto riguarda le politiche regionali”, continua Cappadona. “L’Agci persegue da sempre un quadro programmatico preciso sulle strategie di sviluppo della Sicilia. Soprattutto ora, con il prolungarsi della crisi da Covid-19 va considerata ogni forma di agevolazione possibile che riguardi i tributi comunali e degli enti locali, assicuri il regolare pagamento di tutte le imprese fornitrici delle pubbliche amministrazioni, garantisca l’accesso al credito agevolato alle micro e Pmi sottocapitalizzate e strangolate dalla crisi. Non cesseremo mai di ribadire che l’uso dei fondi strutturali e di ogni altra risorsa UE non deve essere sostitutiva ma aggiuntiva alle risorse ordinarie regionali e statali, e questo deve valere ora a maggior ragione per il PNRR. Il governo regionale dovrà essere costantemente impegnato ad ottenere finalmente per la Sicilia tutte le risorse che le spettano per colmare il gap infrastrutturale e dei servizi essenziali, impedire che si attui la rapina della cosiddetta autonomia differenziata a danno del Sud (dove la spesa pro-capite dello Stato è più bassa che al Nord), vedere riconosciuta la condizione d’insularità e garantito il diritto alla continuità territoriale.
L’abbattimento del cuneo fiscale per le regioni meridionali è un’incompiuta, va esteso, rafforzato e rifinanziato. Rifiuti e trasporti sono criticità storiche che confliggono con lo sviluppo dell’asset turistico-culturale, da sempre la massima vocazione dell’Isola. Ma la Sicilia ha bisogno anche di manifatture e di valorizzare le proprie eccellenze agroalimentari. Ineludibile quindi promuovere misure di credito agevolato per finanziare la riorganizzazione e l’innovazione dei sistemi produttivi e dei servizi tanto attraverso misure fiscali che attraverso finanziamenti UE. Servono quindi fiscalità di vantaggio e di sviluppo, alleggerimento degli oneri a breve, moratorie, accodamenti delle uscite per debiti pregressi e strumenti di credito che garantiscano liquidità. La salvezza delle imprese dipende dalla rapidità d’intervento, dalla velocità con cui le misure di sostegno, le risorse del PNRR e gli investimenti previsti immetteranno il denaro circolante indispensabile a quella ripartenza economica post-Covid entrata nella retorica, di cui si parla tanto ma che appare ancora mitica e lontana”.