Antonio Scavone, assessore alla Famiglia, Politiche sociali e  

Amministrazioni comunali continuano a imporre arbitrariamente alle cooperative sociali contratti di fornitura per i servizi di assistenza socio-sanitaria in aperto contrasto con gli schemi delle convenzioni-tipo emanate dalla Regione Siciliana.

AGCI Sicilia chiede all’assessore alla Famiglia, Politiche sociali e Lavoro Antonio Scavone di intervenire esercitando i poteri di vigilanza e controllo nei confronti delle amministrazioni comunali, inviando commissari ad acta per dare adempimento alle disposizioni regionali che garantiscono, per la continuità e qualità dei servizi, che il pagamento integrale del corrispettivo dei servizi di ricovero nelle strutture venga effettuato a 30 giorni, senza illegittime decurtazioni o frazionamenti.

Michele Cappadona. presidente AGCI Sicilia“Continuano purtroppo le segnalazioni di violazioni nelle modalità di gestione da parte dei Comuni dei servizi socio-assistenziali. Le amministrazioni comunali nell’affidare l’incarico per l’erogazione delle prestazioni integrate sociali e sanitarie per i disabili psichici non rispettano gli atti d’indirizzo della Regione”, afferma Michele Cappadona, presidente dell’Associazione Generale delle Cooperative Italiane-AGCI Sicilia. “Nonostante il Decreto del presidente della Regione Siciliana del 4 giugno 1996 stabilisca espressamente che gli schemi di convenzione-tipo elaborati dalla Regione siano specifici atti d’indirizzo, alcune amministrazioni comunali impongono arbitrariamente condizioni contrattuali in loro palese contrasto. Lo schema di convenzione emanato con decreto del presidente della Regione per la gestione delle comunità alloggio per disabili psichici prevede infatti che l’AC debba corrispondere un compenso fisso mensile e una retta giornaliera entro 30 giorni. Eppure i pagamenti vengono cronicamente effettuati con lunghi ritardi, ingiustificati e intollerabili. Addirittura, l’erogazione del corrispettivo viene contrattualmente vincolato, senza alcuna base giuridica, al preventivo accreditamento delle somme da parte degli assessorati regionali competenti.
Un altro abuso - continua Cappadona - è il mancato pagamento dell’intero corrispettivo del servizio, che il Comune secondo le convenzioni-tipo ha l’obbligo di erogare direttamente al soggetto affidatario dovendo poi l’amministrazione comunale farsi rimborsare la quota a carico del sistema sanitario, facente capo all’assessorato regionale alla Salute. Nei contratti  tale importo viene artificiosamente frazionato, imponendo con molta creatività al soggetto affidatario di fatturare illegittimamente alle ASP il 40% delle somme, peraltro senza il consenso, anzi con il parere contrario dell’assessorato alla Salute”.

Le cooperative sociali percepiscono come una vessazione intollerabile essere costrette a firmare contratti che le costringono a ricevere dal Comune solo il 60% del compenso per i servizi prestati, e solo dopo che gli assessorati accreditano - fosse anche dopo mesi o anni - le loro quote a copertura delle prestazioni richieste.

“L’AGCI ha già inviato all’assessore alla Famiglia e Politiche sociali Antonio Scavone una specifica richiesta d’intervento, chiedendo l’emanazione di una nota urgente di chiarimento e richiamo sulle modalità di pagamento, le norme di semplificazione e accelerazione delle procedure, il rispetto degli schemi di convenzioni-tipo e degli atti d’indirizzo regionali. È assolutamente indispensabile che la Regione disponga gli atti di vigilanza e controllo per estirpare i continui fenomeni di malaburocrazia comunale.
L’assessorato alla Famiglia deve esercitare pienamente il controllo sulla correttezza degli adempimenti da parte dei singoli Comuni, a partire dalla formulazione delle convenzioni di affidamento: il corrispettivo del servizio deve essere interamente fatturato dall’affidatario al Comune e deve essere interamente e direttamente pagato dalla AC al soggetto affidatario; erogato il corrispettivo alla struttura di accoglienza, l’AC dovrà farsi rimborsare dalle ASP le quote che risultano a carico del servizio sanitario pubblico.
Va accertato il tassativo rispetto dei termini di pagamento entro 30 giorni indicati dalle norme: i procedimenti devono essere in ogni aspetto semplificati e resi più veloci; è vietato adottare modalità che aggravano il procedimento e inducano di conseguenza ritardo nell’erogazione dei pagamenti.
La qualità e continuità dei servizi socio-assistenziali - sottolinea Cappadona - dipendono strettamente dal pagamento regolare delle prestazioni, che hanno ciclicità mensile.
Ritenendo debba essere mantenuto saldamente l’esercizio della funzione di controllo da parte della Regione, chiediamo che l’assessorato provveda all’invio di ispettori e commissari ad acta per  l’immediata cessazione degli abusi nell’adempimento della normativa vigente. A maggior ragione in un settore che riguarda i servizi sociosanitari per le categorie più fragili, loro diritti incomprimibili”, conclude Michele Cappadona, “il ripristino della legalità è il massimo e più importante segnale che deve essere dato da chi guida la Pubblica Amministrazione”.