Michele Cappadona e l'Articolo 45 della Costituzione

Stralciato dalla "Finanziaria" approvata lo scorso 30 aprile, il progetto di accorpamento degli istituti di credito di proprietà della Regione Siciliana, Ircac, Crias e Irfis, riappare nel primo articolo del cosiddetto "Collegato", il disegno di legge "Disposizioni programmatiche e correttive per l’anno 2018. Legge di stabilità regionale. Norme stralciate (n. 231 Stralcio I)", che il governo Musumeci ha presentato su proposta dell’assessore all’Economia Gaetano Armao, e la cui discussione è all’ordine del giorno mercoledì 9 maggio alle 16 all’Assemblea Regionale Siciliana.

“L’assessore Armao si è finora dimostrato sordo alle istanze e all’allarme del mondo della cooperazione”, afferma Michele Cappadona, presidente regionale dell’Associazione generale delle cooperative italiane, “contro le modalità precipitose del suo progetto per trasformare l’Irfis in una grande banca d’affari regionale, sacrificando l’Ircac e la Crias, gli istituti regionali per il credito agevolato alle imprese cooperative e artigiane, con motivazioni che non convincono.” L’accorpamento di Ircac, Crias nell’Irfis è stato presentato da Gaetano Armao come una riforma necessaria in termini di riduzione della spesa. La sua tesi è che oggi i costi di gestione sono triplicati rispetto a quelli che avrebbe un unico istituto di credito. L’assessore all’Economia assicura però che l’accorpamento avverrebbe senza licenziare nessuno. E senza trasformare l’attuale credito agevolato a cooperative e artigiani in credito bancario ordinario. Molto perplesso sulla concretezza pratica di conseguire l’obiettivo si dichiara Michele Cappadona: “Come Agci Sicilia, abbiamo più volte sottolineato quanto sia rischioso pretendere di operare una delicata operazione a cuore aperto nel tessuto del sistema delle micro-piccole imprese siciliane sottocapitalizzate, senza che sia in sostanza chiarito in termini operativi cosa si voglia fare e come si debba procedere. Annunciare una riforma in sé non significa nulla se non la si spiega e non si riesce a convincere proprio l’utenza cui dovrebbe essere destinata. Con l’attuale formulazione dell’articolo 1 del 'Collegato', l’assessore Armao chiede nuovamente all’Ars che venga firmata al governo regionale una cambiale in bianco. Una delega che, semplicemente ‘sentita’ la Commissione Bilancio, permetterà in soli novanta giorni con un semplice decreto di porre in liquidazione Ircac e Crias, trasferire fondi e risorse finanziarie di loro competenza all’Irfis e assegnare il personale ‘in relazione al fabbisogno effettivo’(espressione anch’essa di una certa vaghezza). Se è il costo del personale la giustificazione per cancellare Ircac e Crias e si assicura però che il personale non verrà licenziato ma semplicemente riassegnato, in cosa consisterebbe il risparmio per la pubblica amministrazione?". Teniamo presente, come hanno rivendicato di recente proprio dipendenti e artigiani durante la manifestazione a Catania presso la sede della Crias, che le spese di personale vengono coperte dai proventi delle operazioni di credito. “Ma a prescindere da ogni eventuale razionalizzazione dei costi del personale dei tre enti, cui nessuno si oppone (anzi il richiamo all’efficenza dovrebbe essere applicato generalmente, su vasta scala, nei confronti dell’intera macchina amministrativa regionale, ovunque si presentino evidenti criticità), il punto focale che sottolineiamo è ben altro”, spiega Cappadona.

La Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione. La legge ne promuove e favorisce l’incremento

L’articolo 45 della Costituzione riconosce la funzione sociale della cooperazione e l’obbligo di promuoverla per legge. Così come va tutelato lo sviluppo dell’artigianato. Le risorse destinate alla loro crescita non possono in coerenza essere disperse in contenitori indifferenziati. Semmai, al contrario debbono essere distinte e incomprimibili. Si ha la sensazione che si voglia fare ‘cassa comune’ lasciando in sede politica un’inopportuna discrezionalità su come utilizzare fondi generalmente finalizzati allo sviluppo d’impresa”. “Non possiamo quindi non rivendicare con forza la separazione di gestione tra credito agevolato ai settori di cooperazione e artigianato, tutelati dall’art. 45 della nostra Carta Costituzionale, e le altre forme di credito. Soprattutto quando in gioco è il rischio di consegnare il destino di tutte le imprese sottocapitalizzate di piccole dimensione all’intransigenza delle attuali regole bancarie, imposte dagli accordi sui requisiti minimi di capitale firmati a Basilea. Siamo contrari ad una riforma autoreferenziale, attuata senza adeguata concertazione, sintonia e consenso delle organizzazioni degli utenti. Non riteniamo che la complessità della materia possa essere affrontata in soli 90 giorni, in solitudine dall’assessore all’Economia, senza confronto sul sistema di garanzie che devono mantenere e semmai ampliare gli attuali strumenti e risorse del credito agevolato. Solo dopo avere stabilito con le organizzazioni di settore tali garanzie è possibile procedere a varare una riforma credibile, che guardi allo sviluppo e non ad una pretestuosa, generica e non convincente politica di soli tagli a supposti sprechi di gestione. Il problema è politico. L’auspicio è che l'Assemblea Regionale Siciliana non assecondi un’iniziativa così lontana dagli interessi delle nostre imprese”.


Tutti i numeri della legge Finanziaria regionale 2018 approvata all'Ars lo scorso 30 aprile

Tutti i numeri della Finanziaria regionale 2018, approvata lo scorso 30 aprile all'Assemblea Regionale Siciliana

Pubblicato da Il Gazzettino di Sicilia su sabato 5 maggio 2018