Le quattro camere di commercio della Sicilia

Cappadona, AGCI: “Utilizzare finalmente il sistema camerale come concreto strumento propulsivo per il tessuto produttivo, dando voce a tutte le categorie d'impresa. Sviluppo è cooperazione”.

Definita la struttura territoriale del sistema camerale in Sicilia. Su proposta dell’assessore alle Attività produttive, il governo regionale Schifani ha approvato il riassetto organizzativo delle quattro Camere di commercio dell’Isola: mantenute quelle di Palermo-Enna, di Messina e del Sud-Est (Catania, Ragusa e Siracusa), confermata l’istituzione di quella di Agrigento-Caltanissetta-Trapani.
La riorganizzazione definitiva degli enti siciliani arriva dopo un lungo percorso amministrativo, iniziato con la riforma statale del 2017, in seguito anche ad alcuni pronunciamenti dei Tar. La scelta dell'esecutivo regionale, che conferma le circoscrizioni territoriali deliberate dagli stessi consigli camerali, è stata preventivamente condivisa con Unioncamere Sicilia e le organizzazioni di categoria e sindacali, sentite nel corso di consultazioni che sono avvenute negli scorsi giorni presso la sede dell’assessorato AAPP.

Il governo regionale si è impegnato inoltre a convocare a breve un tavolo tecnico presso la presidenza della Regione per affrontare la vertenza che riguarda anomalie e criticità relative al sistema pensionistico del personale camerale, il cui trattamento di quiescenza viene tuttora erogato dai singoli enti.

Michele Cappadona, presidente AGCI Sicilia«Il ruolo di sempre maggior rilievo che dovrà essere esercitato dalle camere di commercio siciliane è di fondamentale importanza per le politiche di rilancio e resilienza delle attività produttive - dichiara Michele Cappadona, presidente regionale Associazione Generale delle Cooperative Italiane-AGCI Sicilia -. Il riassetto deciso definitivamente su proposta dell’assessore Edy Tamajo, su cui la nostra Centrale cooperativa si è espressa positivamente, pone finalmente le basi per l’attuazione della riforma del sistema camerale in Sicilia secondo il percorso iniziato nel 2015 con la Legge Madìa. La riforma affida alle Camere di commercio nuove importanti funzioni su vari temi centrali, dalla digitalizzazione al turismo, dall’orientamento e alla formazione. L’art. 10 della Legge Madia sulla riorganizzazione della PA ha ridotto il numero delle Cciaa da 105 a non più di 60, con una soglia dimensionale minima di 75.000 imprese. Il successivo decreto legislativo attuativo n. 219/2016 - continua Cappadona - affida alle camcom funzioni rilevanti, relative al “sostegno alla competitività delle imprese e dei territori tramite attività d’informazione economica e assistenza tecnica alla creazione di imprese e start up, informazione, formazione, supporto organizzativo e assistenza alle piccole e medie imprese”. Attribuite inoltre altre varie importanti funzioni, dalla “valorizzazione del patrimonio culturale nonché sviluppo e promozione del turismo, in collaborazione con gli enti e organismi competenti”, alla “certificazione delle competenze acquisite in contesti non formali e informali e nell’ambito dei percorsi di alternanza scuola-lavoro” o, ancora, al “sostegno alla transizione dalla scuola e dall’università al lavoro”.
La riorganizzazione territoriale che ha stabilito essere quattro le camcom siciliane è stata approvata dall’assemblea nazionale dei presidenti delle Cciaa nel maggio 2017 e formalizzata dal decreto Mise del successivo 8 agosto. Infine, il decreto legge “Sostegni bis” n. 73/2021 ha dettato norme specifiche per la Regione Siciliana, istituendo nelle more la cciaa della sola provincia di Catania e la “supercamera” di Ragusa, Siracusa, Caltanissetta, Agrigento e Trapani, ma allo stesso tempo dando facoltà alla Regione di riorganizzare il sistema camerale dell'Isola, anche revocando gli accorpamenti già effettuati o in corso, fermi restando i criteri generali di legge. Proprio in base a tale norma, il governo Schifani ha ora stabilito l’assetto territoriale definitivo».

Uno dei nodi critici collegati al riassetto è la proprietà della SAC, la società per azioni che gestisce l’aeroporto di Fontanarossa a Catania e quello di Comiso (Ragusa). La CamCom Sud Est Sicilia possiede il 61,11% della proprietà SAC; le altre quote sono ripartite per il 12,24% ciascuno a Città Metropolitana di Catania (ex Provincia), Libero Consorzio Comunale di Siracusa (ex Provincia), alla Regione Siciliana-Irsap; per il 2,04% al Comune di Catania; il Comune di Comiso possiede lo 0,18%. Oggetto di forti contrasti è stata finora la decisione di cedere a privati la quota di maggioranza della proprietà azionaria SAC posseduta dalla camera Sud Est Sicilia, in base anche ai limiti per gli enti pubblici di detenere forme di partecipazioni dirette in società che non abbiano stretta e dimostrata connessione con gli scopi istituzionali, ai sensi del d.lgs n. 175/2016.

«Le Camere di Commercio devono essere a pieno titolo la “casa delle imprese” del territorio, non solo simbolicamente, ma soprattutto operativamente, per svolgere tutte le funzioni che sulla carta sono state loro attribuite dalla riforma - sottolinea Michele Cappadona -. Uno dei ruoli strategici su cui porre attenzione è quello della piena rappresentanza di tutte le categorie d’impresa. È il tessuto delle micro e piccole imprese, come la grande maggioranza delle cooperative che rappresenta AGCI Sicilia, che si trova in costante pericolo. Il sistema camerale può e deve essere argine, strumento di tutela e attore propulsivo per il rilancio e sviluppo dell’economia siciliana”.