Michele Cappadona, vicepresidente nazionale vicario AGCI

La giunta regionale ha approvato la proposta dell’assessore alla Famiglia e Politiche sociali di ripartizione delle risorse statali per 174 milioni provenienti dal Fondo per le non autosufficienze.

Istituito nel 2006 con la legge 27 dicembre 2006, n. 296 (art. 1, comma 1264), il Fondo per le non autosufficienze ha la finalità di garantire l'attuazione dei livelli essenziali delle prestazioni assistenziali da garantire su tutto il territorio nazionale con riguardo alle persone non autosufficienti. Si tratta di risorse aggiuntive rispetto alle risorse destinate alle prestazioni e ai servizi a favore delle persone non autosufficienti da parte delle Regioni nonché da parte delle autonomie locali.

«Ci troviamo, a distanza di pochi giorni - dichiara Michele Cappadona, presidente dell’Associazione Generale delle Cooperative-AGCI Sicilia - nuovamente nella situazione paradossale di prendere atto di congrue risorse destinate a finanziare prestazioni assistenziali (in sé una positiva notizia), ma di dovere allo stesso tempo rimarcare come il settore si trovi in enormi difficoltà dovute alla cronica cattiva gestione del sistema. I 174 milioni di fondi statali appena ripartiti sono fondi aggiuntivi, mentre i fabbisogni ordinari stimati dalla stessa Regione rimangono senza copertura. Ancora una volta dobbiamo denunciare come l'assegnazione delle risorse gestita dall’assessorato alla Famiglia e, su sua proposta, approvata dalla giunta regionale è del tutto inadeguata alle necessità degli utenti censiti, priva di copertura, con decisioni sulla programmazione dei fondi che vengono assunte senza la doverosa concertazione con le parti sociali. La realtà dei fatti - da anni denunciata ed espressa da Agci Sicilia fino a qualche giorno fa - è che l’amministrazione regionale scarica l’onere dell’assistenza pubblica ai cittadini più fragili in capo ai soggetti del “privato sociale”, cioè agli enti del Terzo Settore, associazioni e cooperative sociali, che garantiscono le strutture e i presidi dei relativi servizi nel territorio dei comuni siciliani. Nonostante la nostra costante manifestazione di disponibilità non è stato finora possibile aprire un tavolo per dare soluzione alle tantissime criticità burocratiche e le omissioni di controllo sugli enti locali da parte dell’assessorato. È inoltre di stretta e pressante attualità - spiega Cappadona - la necessità di rivedere le tariffe regionali dei servizi di assistenza, in seguito alla recentissima entrata in vigore del nuovo contratto collettivo di lavoro di settore.
Le imprese sociali sono sottopagate per i servizi forniti e devono per giunta subire la beffa di fortissimi ritardi sopportando ingenti oneri finanziari. Questo in un contesto generale di grande difficoltà economica. Sono 6 le regioni italiane secondo il Censis in cui ancora si misura un Pil pro capite (a parità di potere d’acquisto) inferiore alla soglia del 75% del valore medio europeo: Calabria, Sicilia, Campania, Puglia, Sardegna e Molise. Per parità di potere di acquisto si intende che le stime si basano sui valori rapportati al costo della vita e all'inflazione per i diversi Paesi.
Comprimere nelle elementari condizioni di sostenibilità così tanto e così a lungo l’intero settore che gestisce l’assistenza di prossimità in tutti i Comuni della Sicilia ha l’inevitabile effetto di colpire a morte gli enti del Terzo Settore e i lavoratori. L’assenza di governo del sistema è motivo di crescente sfiducia dei cittadini nelle istituzioni. Il protrarsi del declassamento sociale per le responsabilità della classe politica è motivo dell’allarmante astensionismo elettorale dei cittadini disgustati. Occorre farsi carico da parte di chi è al governo della necessità di governare - conclude Cappadona -. La continua mancanza di ascolto verso le imprese non può che continuare ad avere effetti distruttivi».

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