Accordo Masaf, Cdp e Intesa Sanpaolo, 20 miliardi di euro per l'agricoltura. Cappadona: «Bene assegnare risorse finanziarie al settore, strategico per l’intero Paese, ma programmare subito la ripartizione di investimenti e sostegni di liquidità da destinare alle regioni del Sud».
Dopo la dichiarazione dello stato di emergenza per la siccità in Sicilia da parte del Consiglio dei ministri lo scorso 6 agosto, i primi stanziamenti e l’approvazione del Decreto Agricoltura, le aspettative delle imprese siciliane riguardano i provvedimenti d’urgenza e una programmazione a breve e medio termine per i sostegni economici e le infrastrutture.
Significativo l’accordo siglato ieri tra Ministero dell'Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Cassa Depositi e Prestiti e Intesa Sanpaolo per promuovere politiche creditizie e sinergie destinate allo sviluppo del settore agricolo e agroalimentare, anche in relazione alle misure del PNRR. Intesa Sanpaolo metterà a disposizione del settore 20 miliardi di euro per il rilancio dell'agricoltura italiana - nell'ambito del più ampio plafond creditizio di 410 miliardi di euro a sostegno delle iniziative del PNRR - utilizzando anche la provvista fornita da CDP.
Masaf, Intesa San Paolo e Cdm intendono elaborare un intervento finalizzato a favorire una gestione più efficiente del magazzino dei prodotti caratterizzati da una lunga stagionatura, promuovendo il miglioramento della posizione finanziaria delle imprese, attraverso il sostegno dell’accesso al credito e l'accompagnamento verso canali alternativi di finanziamento da parte delle imprese del settore,
Obiettivo prioritario dell'accordo, individuare i programmi di investimento per: valorizzazione e sviluppo delle filiere produttive italiane; ricerca, sperimentazione, innovazione tecnologica e valorizzazione dei prodotti; risparmio energetico, economia circolare e interventi per il benessere animale; internazionalizzazione delle imprese agricole e sostegno all'espansione nei mercati esteri; ricambio generazionale in agricoltura, reti d'impresa, digitalizzazione ed e-commerce; supporto alle giovani generazioni che avviano nuove attività imprenditoriali in agricoltura o sviluppo di quelle esistenti; accesso alle iniziative di agevolazione per il settore, a valere in particolare sul PNRR e sul Piano Nazionale per gli investimenti Complementari (PNC).
«Una rappresentazione plastica della gravità dell’emergenza idrica in Sicilia è stata la comunicazione ufficiale che la Diga Castello non ha acqua disponibile per usi irrigui, ma solo per uso potabile - commenta Michele Cappadona, presidente dell’Associazione Generale delle Cooperative Italiane-AGCI Sicilia -. La decisione si è appresa da una nota dello scorso 2 maggio del Dipartimento dell’Acqua e dei Rifiuti indirizzata all’Autorità di Bacino del Distretto Idrografico della Sicilia. La Diga Castello (o Lago di Magazzolo) - spiega Cappadona - è un bacino artificiale che si trova nel territorio dei comuni di Bivona ed Alessandria della Rocca, in provincia di Agrigento, nell'area dei monti Sicani. È oggi uno degli invasi più grandi della Sicilia occidentale. Le sue acque sono impiegate per uso civile in favore di un consorzio di comuni della provincia di Agrigento, attraverso l'impianto di potabilizzazione di Santo Stefano Quisquina. Inoltre, specialmente nei mesi estivi, le acque dell'invaso sono utilizzate per le esigenze irrigue dei terreni situati nelle valli dei fiumi Verdura, Magazzolo e Platani. Secondo i dati ufficiali della Regione, il volume invasato al 1° aprile 2024 era di 9,14 milioni di metri cubi, a fronte di un capacità totale d’invaso di 21 Mmc.
Lo scorso 18 marzo il commissario straordinario per l’Emergenza idrica in agricoltura e zootecnia, Dario Cartabellotta, ha comunicato di avere avviato le procedure per consentire, nell'Agrigentino, il trasferimento di risorse idriche dalla diga Gammauta, gestita da Enel, alla diga Castello, tramite l’adduttore consortile San Carlo Castello.
Dopo le proteste dei giorni scorsi avanzate dagli amministratori comunali di un vasto comprensorio dell'entroterra agrigentino contro il provvedimento che impedisce usi diversi da quelli civici per l'acqua contenuta negli invasi, i sindaci di Bivona, Burgio, Lucca Sicula, Palazzo Adriano, Ribera e Villafranca Sicula, nell'ultimo incontro avuto con i vertici di Autorità di bacino idrografico di Sicilia, Consorzio di bonifica Agrigento 3, Protezione civile, Dipartimento acqua e rifiuti, Enel e commissario per l'emergenza idrica in agricoltura e zootecnia, hanno ottenuto l’impegno per l’irrigazione di soccorso dalla Diga Castello.
La riattivazione della bretella di collegamento tra le dighe Gammauta (situata in territorio di Palazzo Adriano) e Castello (che ricade nel comune di Bivona) permetterà di accumulare un quantitativo di risorsa idrica necessaria che potrà comunque garantire una o al massimo due irrigazioni di emergenza. L'acqua della diga Gammauta è al momento l'unica fonte di approvvigionamento possibile. Il travaso verso la diga Castello permetterà di rilasciare tra 80 e 100 litri di acqua al secondo, ma senza nuove piogge la situazione rischia comunque di aggravarsi ulteriormente.
In direzione di soluzioni permanenti, nell’agrigentino si chiede da tempo la realizzazione di una diga sul fiume Sosio-Verdura la cui acqua scorre tutto l’anno e se ne va inutilizzata a mare. La deputata regionale Margherita La Rocca Ruvolo informa in proposito che in Commissione attività produttive all’ARS è stata approvata una risoluzione per costruire una traversa sul fiume Verdura e per la progettazione di una diga lungo lo stesso corso d’acqua».
«Apprezziamo - dichiara Cappadona - come il presidente della Regione Rosario Schifani abbia seguito personalmente e con determinazione l’iter per il riconoscimento dello Stato di emergenza siccità per la Sicilia, partecipando alla riunione del Consiglio dei ministri che il 6 maggio scorso ha approvato il provvedimento. A fronte di una richiesta avanzata dal governo regionale di 130 milioni subito e 590 nel medio periodo, da Roma sono stati stanziati 20 milioni nella stessa seduta del 6 maggio. Una decisione molto al di sotto delle necessità Il giorno dopo si è appreso che nel contesto del decreto direttoriale per l’assegnazione di un miliardo di euro aggiuntivi, ricavati dal MIT con la rimodulazione del PNRR, da destinare alla riduzione delle perdite nelle reti di distribuzione dell’acqua, alla Sicilia sono stati attribuiti 113,5 milioni di euro. Il decreto pubblicato dal MIT non è collegato all’emergenza siccità, ma assicura il finanziamento ai soggetti che erano risultati ammessi ma non finanziati nell’ambito dell’Avviso Pubblico pubblicato in GURI n.29 del 9 marzo».
«Al di sotto delle aspettative anche il Decreto Agricoltura, in particolare per quanto riguarda il “Granaio Italia”, iniziativa che doveva partire il 1° luglio e che riguarda la tracciabilità della produzione cerealicola italiana, ora rimandata al 2025 - continua Cappadona -. Il Sud contava su provvedimenti all’altezza della pesante situazione in cui versa il comparto dopo i rincari di materie prime, bolletta energetica, costi di produzione e in seguito solo cronologicamente la siccità in Sicilia. Basti pensare alla concorrenza sleale che abbatte il valore riconosciuto ai produttori del vero Made in Italy: grano, frutta, ortaggi, latte, vino. L’autonomia differenziata che si sta già nei fatti applicando emerge come lapsus freudiano dall’ennesima gaffe del ministro all’Agricoltura Francesco Lollobrigida che il 9 maggio al Question Time in Senato ha affermato: "Per fortuna quest’anno la siccità ha colpito alcune zone del Sud e la Sicilia in particolare”.
Gli investimenti nel Mezzogiorno devono essere sistematicamente strutturali e proporzionali al gap esistente con le altre zone del Paese. La coesione e i fondi UE servono a colmare il divario, mentre le politiche di spesa anche di questo governo nazionale vanno in direzione contraria».
«Il gap del Mezzogiorno - spiega Cappadona - offre paradossalmente la possibilità della più ampia sperimentazione di innovazione in agricoltura. Erosione costiera, frane, alluvioni così come siccità e desertificazione possono essere affrontate con interventi di ingegneria naturalistica e NBS (Natural Based Solutions). Negli interventi strutturali di “mitigazione del rischio” causato da dissesto idrogeologico e cambiamento climatico devono essere privilegiate soluzioni tecnologiche basate sulla Natura, che utilizzano le piante come materiale da costruzione, in abbinamento con legno e materiali naturali biodegradabili, per realizzare interventi di rivestimento (antierosivi), stabilizzazione (rinforzo radicale) e di consolidamento (sostegno) di versanti e sponde. È necessaria una visione olistica, organica, complessiva per riportare l’ecosistema ad uno stato di equilibrio. Nelle città, dove vive più del 75% della popolazione mondiale, il suolo è largamente impermeabilizzato, i fiumi corrono costretti tra argini artificiali, e tutti i sistemi di drenaggio urbano si rivelano insufficienti, concorrendo al cambiamento climatico che è responsabile dell’altra faccia della medaglia: siccità, desertificazione, ondate di calore.
I nodi critici sono chiari a tutti: Secondo la FAO (l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura), il 70% del consumo idrico mondiale dell’uomo è destinato all'agricoltura, ma le risorse idriche del Pianeta si stanno riducendo a causa del cambiamento climatico, con una perdita annua di colture pari al fabbisogno di cibo per 3 milioni di persone. Disboscare per ricavare nuovi terreni è la cura che peggiora il male.
Per produrre un chilo di carne bovina sono necessari circa 15.000 litri di acqua e per la coltivazione di una tonnellata di riso servono circa 1.500 metri cubi di acqua.
Le tecnologie digitali che davvero possono contribuire a una reale spinta verso l’ottimizzazione dell’agricoltura sono, da un lato, l’Internet of Things (IoT) e l’intelligenza artificiale (AI) dall’altro la tecnologia sensoristica. Combinata con i sistemi di AI, quest’ultima permette di monitorare costantemente e in tempo reale i parametri vitali delle colture per identificare eventuali situazioni di stress e intervenire prima che si verifichino danni irreversibili causati da infestazioni e parassiti, o ancora di monitorare quanta acqua serve a una coltura, al fine di evitare gli sprechi. Le tecnologie sensoristiche indirette sono i sensori meteorologici, di suolo, di irraggiamento e di temperatura, immagini satellitari, droni, cioè strumenti e tecniche in grado di raccogliere dati ambientali.
Ma oggi è persino possibile fare un’analisi diretta dello stato di salute di una pianta: vale a dire, misurarne direttamente i parametri vitali attraverso la linfa, non più in modo costoso e invasivo usando elettrodi di metallo, ma con piccoli sensori biocompatibili non invasivi che oltre a vedere il flusso di linfa in tempo reale, riesce anche a determinare la composizione della linfa. Ottimizzare le coltivazioni serve quindi anche a contrastare il consumo del suolo.
Infine, alcuni dati rilevanti sono emersi dal convegno dello scorso 3 maggio a Catania “Il grano duro in Sicilia. Tra storia mercato e cambiamento climatico”, organizzato da Compag».
La Sicilia negli anni si è affermata come seconda Regione produttrice di grano duro in Italia e un player importante nel mercato mondiale, ma la situazione climatica che ha interessato il territorio regionale negli ultimi mesi ha messo a rischio buona parte della produzione. Secondo i dati del servizio informativo agrometeorologico Sicilia orientale, è grave il deficit pluviometrico nella Regione dove 8 mesi di assenza di piogge hanno portato a una grave siccità dei campi. Si tratta di un’anomalia estrema che perdura dal settembre scorso. In particolare nella zona di Catania da settembre 2023 ad aprile 2024 è mancato circa il 70% delle precipitazioni. L’impatto è importante per le produzioni agricole e per il grano duro in particolare, per il quale si prevede una forte riduzione della quantità prodotta. Un mercato del grano duro che è stato fortemente destabilizzato dalle ingenti importazioni che si sono registrate negli scorsi mesi. A fine marzo, secondo i dati della Commissione UE elaborati da Areté, circa il 50% delle importazioni cumulate in Europa è arrivato da Turchia e Russia. L’inaspettata abbondanza delle esportazioni turche e russe ha comportato un calo dei prezzi della materia prima nazionale.
«La situazione di emergenza rende indispensabile una politica urgente di sostegni economici e di misure speciali per l’accesso al credito agevolato per aziende agricole e zootecniche. La fonte della sovranità alimentare, tema tanto caro al governo nazionale, sono gli agricoltori, custodi del territorio e produttori di beni essenziali alla sopravvivenza dell’umanità - conclude Cappadona -. Non possiamo permetterci di perdere queste figure fondamentali, insostituibili e portatrici di economia, storia e cultura, parte così importante dell’identità della nostra Isola».