Commissariati oggi 147 dei 391 comuni in Sicilia (il 28,64%) per non avere approvato il bilancio. In stato di crisi 470 comuni in Italia (213 in dissesto + 257 in predissesto), di cui 112 (il 23,83%) in Sicilia, dove più precisamente 69 sono in dissesto (il 32%), 43 in predissesto (il 34%)*
Lo scorso 22 maggio una delegazione dell’Anci Sicilia, in audizione alla sezione di controllo per la Regione Siciliana della Corte dei Conti, ha affrontato il tema della stretta correlazione tra la progressiva diminuzione dei fondi nazionali e regionali destinati agli enti locali e il numero elevatissimo di comuni in condizioni di criticità finanziaria, sottolineando come sia impensabile un’inversione di tendenza nel numero delle crisi finanziarie se non ci sarà un aumento dei trasferimenti ordinari destinati agli enti locali.
«Si sta come con il naso a pelo d’acqua: un centimetro più in alto si respira, un centimetro più in basso si affoga - commenta Michele Cappadona, presidente dell’Associazione Generale delle Cooperative Italiane-AGCI Sicilia -. Cittadini o imprese, si viene abituati all’assuefazione da ogni soperchieria e scorrettezza istituzionale: disservizi, ritardi e strapotere burocratico, malasanità. Si subisce l’arroganza di una classe politica ideologicamente indifferenziata che vive preparandosi a continue elezioni invece di amministrare, che si candida senza sapere governare, che bada all’interesse della propria maggioranza piuttosto che al bene dei propri cittadini. Crisi, emergenze e calamità - continua Cappadona - sono ormai così pervasive e croniche da non costituire neanche più stimolo per interventi e soluzioni radicali. Non desta quasi reazione la notizia che oggi l’assessore alle Autonomie locali della Regione Siciliana, subito dopo la festosa celebrazione dei riti elettorali, abbia decretato il commissariamento di 147 Comuni dell’Isola per le attività sostitutive relative ai bilanci di previsione 2024/2026.
Ieri - commenta Cappadona - tutto il mondo ha potuto vedere i video della vergognosa scazzottata alla Camera dei Deputati durante la discussione sul disegno di legge sull'Autonomia differenziata, uno strumento legislativo che, sostanzialmente, si pone l’obiettivo di drenare dalle regioni meridionali a quelle del Nord altre risorse preziose, aggirando il dettato dell’art. 117 della costituzione che “livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale”. Questo nonostante il Mezzogiorno venga da sempre derubato delle risorse espressamente destinate da PNRR, fondi di coesione e ogni altro fondo europeo straordinario che viene usato non come aggiuntivo ma sostitutivo, al posto delle risorse ordinarie che lo Stato dovrebbe spendere nel Meridione ma che dirotta altrove.
Non c'è da meravigliarsi dei 147 Comuni siciliani commissariati oggi. Né della constatazione che dei 470 comuni in stato di crisi in Italia, 361 sono al Sud e Isole e 112 in Sicilia. Un divario che non si vuole colmare e risolvere perché il Mezzogiorno è una cassa continua, destinataria nominalmente di notevoli risorse da depredare dirottandole con estrema facilità.
Da anni - sottolinea Cappadona - l’AGCI Sicilia denuncia l’identica segnalazione rivolta dall’ANCI alla Corte dei Conti dello scorso maggio su come sia impensabile un’inversione di tendenza nel numero delle crisi finanziarie dei Comuni se non ci sarà un aumento dei trasferimenti ordinari destinati agli enti locali, proprio allo scopo di garantire i LEP, i livelli essenziali delle prestazioni a tutti i cittadini, a partire dai più fragili.
In tutte le più recenti occasioni di confronto con le federazioni AGCI delle altre regioni, dal Piemonte alla Lombardia e alla Campania - dichiara Cappadona - emerge che per i servizi prestati per le pubbliche amministrazioni, comuni e Asp, la regola è essere pagati entro 30-60 giorni. In nessuna Regione italiana si soffre per i ritardi nei pagamenti che le imprese sociali subiscono in Sicilia.
La Regione Siciliana non adegua le convenzioni e le tariffe per i servizi socio sanitari dal 2016 e trasferisce agli enti locali importi largamente inferiori ai fabbisogni stabiliti dagli stessi uffici regionali. I Comuni ritardano la firma dei contratti di affidamento dei servizi, scaduti lo scorso anno. Preso atto dei decreti assessoriali di commissariamento emanati oggi, riteniamo doveroso e coerente siano nominati anche i commissari ad acta per provvedere alla firma dei contratti di affidamento dei servizi assistenziali alle categorie dei cittadini più fragili. Contratti annuali che da sei mesi attendono di essere esitati e che avranno effetto retroattivo.
L’enorme ritardo con cui lo Stato trasferisce le già inadeguate risorse ordinarie e quelle straordinarie dei fondi strutturali UE è aggravato dall’ulteriore lentezza della burocrazia regionale e dai sempre minori conferimenti agli enti locali. Infine, gli assessorati regionali non vigilano sulle procedure adottate di fatto da Comuni e Asp, anche quando segnalate ripetutamente da anni come illegittime e inadempienti.
Una risposta istituzionale forte, doverosa ed efficiente più volte proposta da AGCI Sicilia è garantire una specifica linea di anticipazione su fatture presso gli istituti di credito regionale (Irfis o Ircac/Irca) dedicata alla cessione di credito derivante da forniture a Comuni e Asp, che il sistema bancario rifiuta di accettare valutando tali enti pubblici finanziariamente inaffidabili.
Non possiamo non segnalare come gli interventi di competenza dell’assessorato alla Famiglia rispetto alle tante evidenti criticità irrisolte, comportino un giudizio finora assolutamente deludente. Confidiamo - conclude Cappadona - che l’assessore Albano voglia nel futuro dimostrare maggiore ascolto, coinvolgimento e interazione con le associazioni di rappresentanza come l’AGCI Sicilia, che hanno sempre dimostrato la massima disponibilità e collaborazione istituzionale».
* I dati provengono dallo studio “Lo stato di crisi degli enti locali: evoluzioni e prospettive” della Fondazionale nazionale dei commercialisti.