AGCI partecipa a DiviNazione Expo 24 G7 agricoltura e pesca

Per rilanciarla, la pesca italiana va innanzitutto difesa

“Non si può risolvere il problema semplicemente smettendo di pescare trascurando le conseguenze sociali ed economiche, è come voler risolvere la fame nel mondo pensando di imporre il digiuno”

Con tutti i descrittori socio economici in picchiata, la pesca italiana è destinata a soccombere in mancanza di un cambio di strategia per la ricostituzione degli stock in Mediterraneo. Nonostante la riduzione dell'attività in mare per il 40% in 5 anni, le risorse ittiche oggetto di cattura dello strascico - su cui si basa l'approvvigionamento dei nostri mercati - non hanno tutte raggiunto l'obiettivo della massima cattura sostenibile. Invece di considerare l'impatto di altri fattori, la CE intende continuare sulla strada della riduzione dei giorni annui di pesca in mare, mettendo a repentaglio la sostenibilità economica dell'attività e la sopravvivenza di migliaia di imprese. Già dal Consiglio di dicembre il governo sarà costretto a negoziare altri tagli, senza che questi siano previsti da alcun Regolamento. Stessa situazione per tutta la pesca UE del Mediterraneo, mentre i Paesi della sponda sud continuano a espandere le loro flotte. È urgente che già in occasione del G7, il nostro Governo affronti il problema, stringa alleanze con gli altri Paesi UE che ne fanno parte, per ottenere un cambio di approccio e di strategia nella politica di conservazione europea, impedendo che questa uccida il settore.

"La riduzione dell'attività in mare è uno strumento semplicistico di un problema complesso, una misura eccessivamente drastica se portata oltre un certo limite, con cui si tenta oggi di mascherare un innegabile fallimento istituzionale europeo nella gestione del settore in Mediterraneo - ha affermato Giampaolo Buonfiglio, presidente del settore agro-ittico-alimentare di AGCI, intervenuto ieri al Convegno di Siracusa “Proposte per rilanciare il settore della pesca e dell’acquacoltura” con la partecipazione dei ministri Lollobrigida, Calderone e Pichetto Fratin - Non si può risolvere il problema semplicemente smettendo di pescare trascurando le conseguenze sociali ed economiche - ha concluso Buonfiglio - È come voler risolvere la fame nel mondo pensando di imporre il digiuno".