Dalla demonizzazione dello strascico, alla indiscriminata limitazione delle zone marine di cattura, alla deregulation sugli sterminati campi eolici offshore
L’impatto dell’attività della pesca è analogo a quelle dell’agricoltura. Entrambi sono settori indispensabili, la cui attività dev’essere resa pienamente sostenibile, dal punto di vista economico e ambientale.
Basciano, Agci Pesca Sicilia: «La sottrazione di aree marine per le decine di richieste di concessioni per giganteschi impianti eolici offshore di centinaia e centinaia di km quadrati ciascuna nelle zone di pesca delle marinerie siciliane, con una selva di torri alte fino a 300 m, non può più avvenire senza una seria regolamentazione né comportare il puro sacrificio economico della Sicilia a vantaggio del fabbisogno energetico del Paese».
Una pianificazione spaziale del mare che ne ripartisca gli usi tra attività industriali estrattive, energetiche, trasporti, fruizione turistica, conservazione della natura, acquacoltura e pesca, e che consideri gli inevitabili impatti di questa nel quadro delle politiche alimentari del Paese, anche considerando le dimensioni sociali ed economiche della sostenibilità.
È questa la forte esigenza evidenziata in una giornata in cui, prima in un incontro con il sottosegretario al Masaf Patrizio La Pietra, e poi in seminario a carattere scientifico a Palazzo della Cooperazione in via Torino a Roma, le rappresentanze cooperative, armatoriali e sindacali del settore hanno affrontato i nodi del futuro della pesca alla luce degli indirizzi espressi dalla Commissione Europea nel Policy Package, su cui l'Italia ha espresso voto contrario nell'ultimo Consiglio Agricoltura e Pesca (AGRIFISH), composto dai ministri dell'agricoltura e della pesca dei 27 Stati membri dell'Unione europea.
Gli impatti della pesca a strascico, in particolare, sono stati al centro delle trattazione di ricercatori e professori universitari che ne hanno messo in luce in determinate condizioni la sostenibilità sui fondali già sfruttati. Le perturbazioni esercitate dalla pesca, come l'aumento selettivo delle specie resistenti alle modalità su cui si basa ogni attività di cattura, sono da considerare alla stregua di quanto avviene in agricoltura. La tendenza europea ad allontanare e concentrare altrove queste produzioni ittiche, portata alle estreme conseguenze, oltre ad essere censurabile sul piano etico non risolverebbe il problema ambientale in scala globale, e sancirebbe il fallimento delle politiche fin qui attuate con i connessi investimenti materiali e immateriali, generando impatti sociali ed economici pesantissimi con costi pubblici insostenibili.
I pescatori sono consapevoli degli impatti sugli ecosistemi marini, e sono favorevoli a misure effettive di conservazione nel pieno rispetto delle regole, ma per evitare questo scenario è necessario oggi un approccio di nuova generazione incentrato sulla pianificazione spaziale già prevista da anni dalla strategia marina UE, oggi all'attenzione del Comitato Interministeriale istituito dal nuovo Ministero del Mare. Le Organizzazioni della pesca si impegneranno quindi in questi senso con il concorso della scienza ed attraverso una intensificazione del dialogo con il governo e le istituzioni europee.
«Urge un intervento che pianifichi l'uso degli spazi in particolare in Sicilia dove la pesca a strascico è la spina dorsale dell'economia della pesca (basti pensare a marinerie come Mazara, Sciacca, Porticello, Portopalo), commenta Giovanni Basciano, vicepresidente nazionale AGCI Agrital e responsabile settore Pesca Agci Sicilia. «La sottrazione potenziale di spazi per le decine di richieste di concessioni volte a realizzare giganteschi impianti eolici offshore per centinaia e centinaia di km quadrati ciascuna nelle zone di pesca delle marinerie siciliane, con una selva di torri alte fino a 300 m, rischiano di sottrarre ulteriori spazi a questa attività che permette ai nostri mercati di disporre di quantità e varietà che costituiscono l'offerta della nostra ristorazione. Pertanto la Regione deve mettere mano urgentemente alla regolamentazione di questa folle corsa alle concessioni per l'eolico offshore che rischiano di far scomparire la pesca in Sicilia. La Regione deve dire se ancora una volta la Sicilia deve sacrificarsi per il fabbisogno energetico del Paese, come ha fatto per il petrolio il secolo scorso».